Full text: Marte nel 1896-97

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ad esso, venga a cadere, in realtà, troppo fuori del disco, 
onde, se il terminatore è a sinistra (fig. 1 ), l’equidistanza 
della macchia dai due fili avverrà troppo presto, perchè il 
filo destro invece di stare in iciv sta in w"uf, e se il termi 
natore è a destra (fig. 2 a ), l’equidistanza accadrà troppo tardi, 
stando allora il filo sinistro in e" e' invece che in ee. In altre 
parole, l’ascissa equatoriale, nel momento dell’equidistanza, 
non e 
~ bensì 
u 
Q essendo la distanza delle linee 
2 ’ 
ww iv"w" nella fig. l a e delle linee ee cV nella fig. 2 a . Perciò 
l’equazione rigorosa diventa 
1) ' sin (X — co) — ± seo 9 = ± 1 + -^ sec © 
ove, allato alla incognita X, viene ora a figurare una seconda 
incognita 1 c ^ ,e P VJ ò definirsi l’ampliamento fisiologico 
della fase oscura, originato dall’irradiazione. Si può quindi 
procedere in due modi: o far dipendere la determinazione 
di X dalla determinazione simultanea di 1-4-—, ed in ciò 
I Q 
consiste, essenzialmente, il metodo tenuto da Schiaparelli 
nella discussione delle longitudini del 1879; oppure disporre 
i calcoli in <ruisa che l’incognita 1 4- — resti eliminata. Questo 
(1 
secondo metodo appare preferibile al primo allorché le mi 
sure abbracciano, come nel nostro caso, un lungo periodo 
di tempo, in cui la fase variò entro limiti piuttosto larghi. 
Schiaparelli trovò nel 1879 il coefficiente 1 —|— — = 3 in cifra 
tonda (Q, e potè considerarlo costante, perchè aveva avuto 
cura di limitare le sue misure ad epoche di fase minima: 
(') Scbiaparelli, Osservazioni di Marte. Memoria II. Lincei, pag. 35. 
Il coefficiente d’ampliamento della fase è, nel nostro modo di misurare le 
longitudini, costante in tutte le latitudini, mentre nel metodo di Schia 
parelli esso varia dal massimo 3 ad un minimo rr 2.30, e forse anche sotto 
quest’ultimo tipo, secondo che il punto misurato è più o meno distante 
dal polo visibile.
	        
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