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gioni piò. australi. Parecchie di queste furono potute iden
tificare, ma naturalmente in modo assai imperfetto e sinte
tico, attesa l’estrema piccolezza del diametro, che variò appena
da 6 " a 7". 6 .
9. Fra le macchie circumpolari, la cosiddetta callotta
nivea attirò più delle altre la mia attenzione. Vedendola già
assai piccola fin dai primi giorni, ed, oltre a ciò, diminuire
rapidamente d’apparenza da un giorno all’altro, credei do
verne subito tentare la determinazione topografica. Il disco
del pianeta essendo affetto da forte fase oscura, e la cal
lotta assai prossima ad uno
dei corni, dovei abbandonare
il metodo solito del filo tan
gente, procedei così. Essendo
n la callotta e c il centro vero
del e disco (figura 3), io di
sponeva il crocefilo del mi
crometro in modo che pas
sando un filo f\ fj pel mezzo
della callotta, ciascun filo bise
casse il segmento determinato
dal disco apparente sull’altro
filo. Il filo f 2 f 2 passava quindi sensibilmente pel centro c e
si aveva cd — x l 2 fg. Ma, condotto eie lungo l’asse minore
dell’ellisse terminatrice, l’angolo gole eguaglia l’angolo che
il filo f\ f, fa col diametro dei corni. Detto, perciò, P 0 l’an
golo di posizione letto nel circolo del micrometro, e C l’angolo
di posizione del corno australe, interpolato daH’effemeride
del prof. Martli, sarà gole — C — P 0 , e siccome quest’angolo
si suppone piccolo, si avrà con sufficiente approssimazione
Fig. 3'.
gf—h k cos 2 {C — P 0 ) = q cos 2 (C — P 0 )
dove q è il greatest defect of illumination dell’effemeride.
Sarà quindi cd = 'l 2 q cos 2 (C — P 0 ). Pongasi inoltre
c« = v~, A essendo il diametro dato dall’effemeride e v una
Li