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polari. In quanto poi alla lingua oscura (Stretto d’Ulisse),
che separa le due Thyli di Schiaparelli, fu assolutamente
impossibile anche il solo sospettarla. Ciò nacque probabil
mente dalla piccolezza del diametro che nel giugno, unica
epoca favorevole a tale ricognizione, non superò i 7". Le
Thyli, anche dopo che la latitudine del centro crebbe oltre
i — 15°, rimasero in vista come gruppo unico o macchietta,
assai più larga e pallida della callotta nivea scomparsa.
Trovo nel Diario, al proposito, le seguenti note:
Agosto 28. B— — 5°. co= 196°. Le Thyli all’estremo sud
dànno un lucore bianco sporco, meno appariscente che Elysium.
Novembre 17. B 1°. Mentre culmina Sinus Titanum, il
lembo australe luccica intensamente.
Gennaio 12. B — —7°. <0 = 170°. Le Thyli bianco-argen
tine all’estremo sud: più bianche d’Eridania.
Febbraio 17. B— — 4°. <o = 180°. Di pieno giorno luccica
il lembo adiacente alle Thyli.
Febbraio 20. B — — 4°. Culminando il Cerbero, co = 210°,
l’estremo sud biancheggia.
t
Il lucore delle Thyli non è dunque una funzione assai
sensibile dell’obliquità, o certo lo è meno che quello della
callotta nivea. Infatti si può dire che sotto B —— 24° le
Thyli si comportassero come sotto B — -\- 1 °. Il fenomeno
da esse offertoci, non sembrò variare nemmeno con 25 gradi
d’abbassamento del polo. Ciò dipende, probabilmente, dalla
estensione relativamente grande della macchia lucida, della
quale è nella nostra carta rappresentata solo la metà più
boreale. L’impressione generale risultatami dalle mie osser
vazioni di Thyle è che in questo spazio gli scuri siano estre
mamente poco rappresentati. Intendo quelle macchie scure
minori, o anzi minime, che sono incapaci di farsi percepire
a parte, bensì possono essere avvertite nel loro effetto totale,
come leggera sfumatura. Ora, nelle configurazioni che por
tano Thyle in alto, gli scuri abbondano. Ne sono fittamente
ripiene tanto la striscia terminale (mare Chronio) quanto le