Full text: Scritti editi (Parte 1, Tomo 2)

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LE SFERE OMOCENTRICHE 
a noi per un certo intervallo di tempo; altre volto ancora a 
questo effetto manca qualche cosa, cosi che nell’istante medio 
dell’ eclisse, fuori della Luna rimane una specie di lembo 
annulare che lo circonda (*). Onde necessariamente tal diver 
sità delle grandezze apparenti proviene da ciò, che le distanze 
loro sono ineguali, come accade delle cose che si trovano nel 
l’aria. Quello poi che accade in questi casi, ed è manifesto 
alla vista, è verosimile accada anche agli altri (astri), sebbene 
non sia evidente all’osservazione. E non soio è verosimile, ma 
vero, perchè si manifesta nell’apparente anomalia del loro 
movimento da un giorno all’altro; mentre per la loro gran 
dezza quale si vede, la differenza non è ovvia, perchè non 
molto grande è la loro escursione in alto e in basso, quella 
cioè che i matematici sogliono chiamare: movimento in pro 
fondità. Questo dunque essi non hanno cercato di spiegare, 
come quella (grandezza) sembri variare da un giorno all’altro, 
sebbene il problema ciò richiegga. 
Ma non è neppur lecito dire, che a loro sia rimasta sco 
nosciuta la variazione delle distanze di un medesimo astro. 
Infatti sembra, che Polemarco Ciziceno la conoscesse, ma che 
ne abbia fatto poco conto, come di cosa insensibile, perchè egli 
preferiva l’ipotesi delle sfere concentriche al centro dell’uni 
verso. Ed è manifesto, che anche Aristotele nei Problemi fisici ( 2 ) 
trova a dubitare delle ipotesi degli astronomi per questo, che 
la grandezza dei pianeti non sembra costante: dunque neppur 
egli fu intieramente soddisfatto colle revolventi, sebbene le 
abbia collocate concentricamente all’ universo, dando loro un 
moto intorno al centro di questo ( 3 ). Ed invero si vede, da 
(!) È da notare, che tutte queste notizie appartengono a Sosigene, il 
quale avea su tale argomento idee molto più esatte, che non la maggior 
parte degli astronomi tino dopo Tieone. Ancora sul principio del sec. XVII 
si dubitava da alcuni della possibilità di un’eclisse totale. Sosigene, nei 
suoi libri Jtepi xcòv àveLrcouaòW, citati da Proclo, scriveva « che il Sole 
nelle eclissi perigee oltrepassa co’ suoi lembi il disco lunare, coi quali 
illumina senz’impedimento». Onde si vede che Sosigene conosceva le 
variazioni del diametro apparente tanto del Sole che della Luna. Anche 
qui, nel trattare direttamente delle sfere revolventi, egli aveva probabil 
mente per scopo di confutare quel sistema, dimostrando che la distanza 
del Sole da noi è vacabile. (V. Procli, Ilypotyposes, ed. Halma, p. 111). 
H Oggi perduti. 
( :i ) Tutti questi ragionamenti sui dubbi d’Aristotele intorno alle sfere 
omocentriche non debbono illudere il lettore: essi servono a scusare la
	        
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