PRESSO I GRECI
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sita di non discostarsi troppo dalla realtà delle cose, altri
Pitagorici erano stati indotti a riunire la Terra e 1’ Antiterra
in un globo solo, includente il Fuoco centrale nel suo seno;
sostituendo cosi alla rivoluzione quotidiana di quelle, la rota
zione diurna di questo intorno al centro del inondo. Un tal
modo di vedere ebbe pure nell’epoca qui considerata i suoi
seguaci, che Aristotele non credette inopportuno di confutare ( 1 ).
Esso costituiva evidentemente un’ importante preparazione
all’ ulteriore corso di speculazione cosmologica, che ci propo
niamo di descrivere. Ma l’influsso dei concetti pitagorici su
questo svolgimento fu anche maggiore per ciò che rese fami
liare alle menti riflessive l’idea, al volgo quasi inaccessibile,
della mobilità della Terra; idea che sarà un eterno titolo di
gloria per quelli, che primi osarono di concepirla.
2. Non mancarono certamente neppure in quel tempo altri,
i quali condotti da propria riflessione, oppure guidati da osser
vazione più accurata dei fenomeni celesti, si scostarono più o
meno dalle idee prevalenti nelle maggiori scuole, combinandole,
modificandole, od ancora creandone di nuove. Di questi il più
celebre fu Eraclide Politico ; il quale sebbene abbia frequentato
assai tempo Platone, e fosse uno dei filosofi di maggior nome
usciti da quella scuola, in molte parti si scostò dai dogmi del
Maestro. Eraclide Pontico deve considerarsi come uno dei pen
satori più profondi e più indipendenti di quel tempo; e quanto
sappiamo delle sue speculazioni sui movimenti celesti basta a
dar di ciò una prova evidente.
Grazie alle indagini di vari eruditi, e principalmente di
H. Martin, il sistema astronomico di Eraclide Pontico è cono
sciuto nei suoi tratti più caratteristici ( 2 ). Egli aveva franca
mente adottato l’ipotesi d’Iceta e d’Ecfanto sulla rotazione
diurna della Terra; e si rendeva perfetto conto delle modifi-
p. 144 e seg., Berlino 185:2). Essa si appoggia all’autorità incontrastabile
di Teofrasto, il quale potè averla da Aristotele, o fors’ anche da Platone
medesimo. Vedi i miei Precursori di Copernico, Documenti XXII e XXIII.
f 1 ) De Cœlo lì, 13.
(-) H. Martin, Mémoires sur l’histoire des hypothèses astronomiques
chez les Grecs et tes Romains, Chap. V, §§ 3 et 4. Nelle Mémoires de l’Aca
démie des inscriptions et belles lettres. Vol. XXX, 2° partie, 1881. Vedi
inoltre: F. Hultsch, Das astronomische System des HeraJçleides von
Pontos nei Neue Jahrbücher für Philologie und Paedagogik. Herausge
geben von A. Fj.eckeisen und R. Richter, 18ü(i. Erste Abteilung, pp. 305-316.