Full text: Scritti editi (Parte 1, Tomo 2)

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ORIGINE DEL SISTEMA PLANETARIO ELIOCENTRICO 
cazioni, che in corrispondenza a questa nuora ipotesi si dove 
vano introdurre nel movimento degli altri corpi celesti. Ei 
supponeva grandi le distanze degli astri, ed infinita addirittura 
l’estensione del mondo; probabilmente per non aver a preoc 
cuparsi della parallasse diurna, cioè dall’anomalia apparente 
che negli astri è prodotta dalla rotazione quotidiana dell’ osser 
vatore intorno all’asse della Terra. Ed ei sapeva ancora, che 
in questa ipotesi la durata della rotazione terrestre, per sod 
disfare ai fenomeni, non deve essere di un giorno solare esat 
tamente, ma alquanto più breve. 
3. Ma ad Eraclide Politico si deve ancora un’ altra inno 
vazione, forse non meno importante nelle sue conseguenze. I 
sistemi con cui i filosofi sino allora si erano industriati di dare 
una spiegazione approssimata dei movimenti celesti, erano 
fondati tatti sulla ipotesi di rivoluzioni circolari e concentriche 
intorno al centro del mondo; sia poi che questo centro fosse 
occupato dalla Terra, come volle Platone ed altri prima di lui, 
sia che in quel punto si mettesse il focolare dell’ universo, 
come volle Filolao e con lui altri Pitagorici. Questo principio, 
di non ammettere altre circolazioni che intorno al centro del 
mondo, fu pure strettamente osservato da Eudosso nelle sue 
sfere omocentriche; le quali appunto a tal principio devono 
quella bella ed assoluta simmetria, che le distingue. Ma appunto 
verso 1’ epoca di cui stiamo discorrendo si cominciò a ricono 
scere, che nessuna delle costruzioni fino allora inventate poteva 
dare conto sufficiente di tutti i fatti osservati; che quindi, 
esaurite tutte le supposizioni che il principio suddetto poteva 
fornire, era necessario introdurre qualche principio nuovo. 
Un tal principio fu suggerito dallo studio dei movimenti 
di Mercurio e di Tenere, e dalle variazioni notate nel loro 
splendore apparente. Le loro digressioni alternate e regolari 
a destra ed a sinistra del Sole, e le vicende della loro luce, 
notabili specialmente in Tenere (*), con evidenza quasi intuitiva 
spingevano a supporre, che il centro della loro circolazione 
non fosse la Terra, ma bensì un altro punto collocato nella 
(') Che le osservazioni dello splendore di Venere abbiano fornito uno 
degli argomenti per dimostrare che essa non descrive un circolo intorno 
alla Terra e non rimane a distanza invariabile da questa è attestato for 
malmente da Sosigené presso Simplicio Comm. De Cceìo, p. 504 della nuova 
edizione di Hiìiberg, Berlino, 1894.
	        
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