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PRESSO I GRECI
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il centro di una circolazione da loro supposta in cielo fosse
vuoto, od occupato da un astro qualsiasi. Apollonio di Perga
sembra sia stato il primo ad illustrare la teoria degli epicicli,
mostrando in qual modo elegante si poteva in essa determinare
col calcolo le epoche ed i luoghi delle stazioni, le ampiezze e
le durate delle retrogradazioni. Più tardi la facilità e la chia
rezza di questo modo d’interpretare il corso apparente dei
pianeti conciliarono ad esso il favore anche dei filosofi, spe
cialmente dei Peripatetici, dopo che ebbero abbandonate, come
insufficienti, le sfere omocentriche. Anzi in progresso di tempo
i Peripatetici trovarono il modo di evitare la difficoltà e la
sconvenienza di assumere un semplice punto matematico qual
centro di circolazione. Nell’ ipotesi epiciclica ogni pianeta po
tendo considerarsi a parte, ed essendo la sua teoria affatto
indipendente da quelle degli altri, l’ordine e la grandezza
delle loro sfere rimangono interamente arbitrari. Quindi nacque
la possibilità di dare a detta ipotesi una nuova forma, quella
cioè delle sfere solide, in cui l’epiciclo è surrogato da una
sferetta incastrata nella grossezza di una sfera cava più grande
e concentrica al centro del mondo, rappresentativa del defe
rente ( 1 ). Con questo era risoluta la principale obbiezione che
l’antica fisica poteva opporre alle teorie epicicliche; la parte
fisica del sistema dipendeva dai medesimi principi, che ave
vano consigliato ad Aristotele l’adozione delle sfere d’Eudosso;
uè il meccanismo della rotazione di tante sfere presentava più
difficoltà in un caso che nell’altro. Verso il principio dell’èra
volgare il sistema delle sfere solide si trova accettato tanto
dai Platonici che dai Peripatetici; è quello esposto da Adrasto
Afrodisiense e da Teone Smirneo, e dopo di loro da molti altri
scrittori dell’ antichità e del medio evo aristotelico. Tolomeo
poi ebbe da ultimo il vanto di dare all’ipotesi epiciclica press’ a
poco tutta la perfezione di cui è capace, combinando 1’ epiciclo
col deferente eccentrico fisso, e separando il centro delle di
stanze uguali dal centro dei moti angolari uguali. Veramente
tele, II, 2; e il relativo commento di Simplicio, pp. 290-293 ed. Diels. In
questo è intercalato un notevolissimo passo di Gemino, che verte sul me
desimo argomento; ad esso dovremo più volte riferirci nel corso della pré
sente memoria, e perciò Io riportiamo testualmente nella appendice.
(') Un cenno del sistema delle sfere cave è solide si troverà nella me
moria Sfere omocentriche d'Eudosso, ecc. sul fine del cap. Vili, pp. 92-93
del presente tomo.
Schiava kelli - Astronomia II.
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