Full text: Scritti editi (Parte 1, Tomo 2)

PRESSO I GRECI 
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in un unico sistema (cioè in quello che poi fu detto ticonico). 
La sua applicazione ai pianeti inferiori non solo avrebbe annul 
lato questo vantaggio, ma avrebbe portato nel sistema quel- 
1’ eterogeneità, che appunto si voleva sfuggire ( 1 ). 
Noi pensiamo dunque che Adrasto, il quale sembra che 
scrivesse la sua Astronomia come parte di un Commentario 
al Timeo di Platone ( 2 ), abbia esposte le cose in un modo gene 
rico, e non esatto fino agli ultimi particolari. Costretto dal suo 
scopo ad evitare (come egli stesso dice nel passo più sopra 
riferito) troppo lunghe dichiarazioni, non potè o non volle 
distinguere accuratamente i vari casi che si potevano presen 
tare nell’applicazione degli eccentri mobili alla Luna, ai pianeti 
superiori ed ai pianeti inferiori; tanto più che gli eccentrici 
rappresentavano per lui soltanto una combinazione accidentale 
di movimenti (xatà oup(3e(it]xóg), e non il vero piano della 
natura ( 3 ). 
Y. ORIGINE DEGLI ECCENTRI E DEGLI EPICICLI. 
27. Le precedenti notizie sull’ ipotesi degli eccentri mobili 
ci permettono di seguirne l’esistenza per circa tre secoli, dai 
tempi di Apollonio di Perga fino a quelli di Adrasto Afrodi- 
siense; esse ci danno inoltre il modo d’interpretare rettamente 
alcuni luoghi di antichi scrittori, che si riferiscono alla loro 
origine ed .a quella degli epicicli. 
Gemino, nel primo capitolo della sua Introduzione ai feno 
meni, scrive: « Si assume in tutta l’astronomia come principio, 
« che il Sole e la Luna ed i cinque pianeti si muovano di 
« moto circolare uniforme in senso contrario alla rivoluzione 
« diurna del mondo. I Pitagorici, che per i primi intrapresero 
« queste ricerche, supposero circolari e regolari i movimenti 
« del Sole, della Luna e dei cinque pianeti. Essi non ainmet- 
« tevano in questi corpi divini ed eterni tale disordine, per 
t 1 ) Mentre per i pianeti superiori la rivoluzione del centro dell’eccen 
trico intorno alla Terra è per tutti un anno, per gli inferiori dovrebbe 
esseré diversa, e per ciascuno di essi uguale a ciò che noi chiamiamo 
rivoluzione siderea, periodo che per Mercurio e Venere era agli antichi 
(ed anche ai moderni prima di Copernico) totalmente sconosciuto. 
( 2 ) H. Martin, introduzione alla sua edizione di Teone Smirneo, p. 76. 
t 3 ) Vedi Thkonis Smyrn.«i, Astronomia, ed. Martin, p. ¿10, e le spie 
gazioni di Martin, p. 368.
	        
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