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RUBRA CANICULA
menzione di color rosso, multus rubor induit ora pai e accenni
al capo della figura in generale. Nullameno quand’ anche si
volesse riferire il multus rubor a Sirio, non per questo si
avrebbe una prova del color rosso di questa stella. Infatti il
poeta usa spesso le parole rubor, rubens per esprimere l’idea
di luce intensa o di splendore. Egli attribuisce questa proprietà
alle stelle d’ Ofìuco (v. 232), a quelle di Cassiopea (v. 454), al
rombo formato da quattro stelle del Delfino (v. 709). alle tre
stelle della cintura d’ Orione (v. 723), a tutto il Pesce Australe
(v. 810). In questo ei non è solo fra i poeti latini; già Pro
perzio aveva fatto rossa la Luna (lib. I, eleg. 10):
Et mediis ccelo Luna ruberai equis;
e Virgilio aveva osato far rossa tutta la zona equatoriale del
cielo (Georg. I. 234):
Quinque tenent ccelum sonai, quartini una eorusco
Seuiper Sole rubens, et torrida semper ab igni;
dal che incoraggiato Dante (Purg. IV-64) fece rosseggiare addi
rittura tutto lo zodiaco :
Tu vedresti il Zodiaco rubecehio
Ancora all’Orse più stretto rotare.
E si potrebbero citare molti altri esempi consimili.
Della parola rutilus Avieno poi fa un abuso straordinario;
in tutto il poema, che è di 1325 versi, questa si trova appli
cata almeno quaranta volte ora alla luce del giorno, ora alla
notte stellata, ora ai segni dello zodiaco: e spesso a stelle
isolate, a gruppi di stelle, e ad intiere costellazioni. È mani
festo che in tale stato di cose nessuno dei traduttori di Arato,
e Avieno meno di tutti, può esser invocato come autorità per
determinare qual fosse al loro tempo il colore di Sirio.
III. RUBRA CAN1CULA: ORAZIO E SENECA.
Orazio nelle Satire (lib. II, Sat. 5, verso 39) parlando dei
calori estivi, ha l’espressione:
.... seti, rubra canicuta findit
Infantes statuas;