CONSIDERAZIONI
195
nella quale si è voluto vedere una indicazione del color rosso
di Sirio. Si potrebbe tuttavia metterla nella medesima classe
che le analoghe designazioni di rutilus, rubens usate dai poeti
Aratei e da altri, come s’ è veduto poc’ anzi, ove ad appog
giarla non venisse una indicazione assai più precisa di Seneca
il filosofo. Il quale nell’ opera delle Questioni Naturali (Libro I,
c. 1), parlando dei diversi colori che può prendere la luce dei
corpi, dice: Nec mirum est, si terree omnis generis et varia eva
poratio est; quum in coelo quoque non unus appareat color rerum,
sed acrior sit caniculae rubor, Martis remissior; Iovis nullus, in
lucem puram nitore perducto. In queste parole le quali sembrano
derivare da un’osservazione attenta, la luce della Canicola è
comparata con quelle di Marte e di Giove in modo da render
difficile il ricusarsi a credere, che al tempo di Seneca la Cani
cola fosse d’un rosso intenso; il verso d’Orazio più sopra
citato sembra aggiungere alle medesime non piccolo peso.
Prima di decidere, sarà tuttavia bene discutere una questione
pregiudiziale: è egli certo, che la Canicula qui menzionata sia
veramente Sirio? A tale domanda, che forse farà inarcar le
ciglia a più d’ un lettore, la risposta non è così chiara, nè così
semplice come da tutti generalmente si crede.
1. Giulio Igino nel suo Poeticon Astronomicon , trattato de
stinato alla mitologia delle costellazioni ( x ), narra la pietosa
storia d’icario (o Icaro, da non confondersi coll’altro Icaro,
notissimo figlio di Dedalo) ateniese, ucciso per errore da certi
pastori, e della sua figlia Erigone che per dolore s’ appiccò
volontariamente, e della loro cagna Mera (Maipa); aggiunge
poi, che tutti da Giove furon cangiati in asterismi; ... itaque
complures Icarum Bootem, Erigonem Virginem nominaverunt ...
canem autem sua appellatione et specie caniculam dixer unt ; quae
a Graecis, quod ante majorem Canem oritur } Procyon appellatur.
La leggenda d’ Erigone era popolare presso gli Ateniesi,
ed aveva dato origine ad alcune pratiche religiose destinate a
commemorarla: ciò che suppone una certa antichità d’origine.
Soltanto tardi però essa fu consacrata in cielo al modo indi
cato da Igino. Arato infatti, parlando di Boote non fa men
zione d’Icario, e la Vergine zodiacale considera come la rap
presentazione non di Erigone ma di Astrea, Dea della giustizia.
(') Hygini, Astronomica ex codicibus a se primum collatis recensuit
Bernhàrdus Bunte. Lipsiae, 1875, pp. 35-36.