Full text: Scritti editi (Parte 1, Tomo 2)

CONSIDERAZIONI 
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nella quale si è voluto vedere una indicazione del color rosso 
di Sirio. Si potrebbe tuttavia metterla nella medesima classe 
che le analoghe designazioni di rutilus, rubens usate dai poeti 
Aratei e da altri, come s’ è veduto poc’ anzi, ove ad appog 
giarla non venisse una indicazione assai più precisa di Seneca 
il filosofo. Il quale nell’ opera delle Questioni Naturali (Libro I, 
c. 1), parlando dei diversi colori che può prendere la luce dei 
corpi, dice: Nec mirum est, si terree omnis generis et varia eva 
poratio est; quum in coelo quoque non unus appareat color rerum, 
sed acrior sit caniculae rubor, Martis remissior; Iovis nullus, in 
lucem puram nitore perducto. In queste parole le quali sembrano 
derivare da un’osservazione attenta, la luce della Canicola è 
comparata con quelle di Marte e di Giove in modo da render 
difficile il ricusarsi a credere, che al tempo di Seneca la Cani 
cola fosse d’un rosso intenso; il verso d’Orazio più sopra 
citato sembra aggiungere alle medesime non piccolo peso. 
Prima di decidere, sarà tuttavia bene discutere una questione 
pregiudiziale: è egli certo, che la Canicula qui menzionata sia 
veramente Sirio? A tale domanda, che forse farà inarcar le 
ciglia a più d’ un lettore, la risposta non è così chiara, nè così 
semplice come da tutti generalmente si crede. 
1. Giulio Igino nel suo Poeticon Astronomicon , trattato de 
stinato alla mitologia delle costellazioni ( x ), narra la pietosa 
storia d’icario (o Icaro, da non confondersi coll’altro Icaro, 
notissimo figlio di Dedalo) ateniese, ucciso per errore da certi 
pastori, e della sua figlia Erigone che per dolore s’ appiccò 
volontariamente, e della loro cagna Mera (Maipa); aggiunge 
poi, che tutti da Giove furon cangiati in asterismi; ... itaque 
complures Icarum Bootem, Erigonem Virginem nominaverunt ... 
canem autem sua appellatione et specie caniculam dixer unt ; quae 
a Graecis, quod ante majorem Canem oritur } Procyon appellatur. 
La leggenda d’ Erigone era popolare presso gli Ateniesi, 
ed aveva dato origine ad alcune pratiche religiose destinate a 
commemorarla: ciò che suppone una certa antichità d’origine. 
Soltanto tardi però essa fu consacrata in cielo al modo indi 
cato da Igino. Arato infatti, parlando di Boote non fa men 
zione d’Icario, e la Vergine zodiacale considera come la rap 
presentazione non di Erigone ma di Astrea, Dea della giustizia. 
(') Hygini, Astronomica ex codicibus a se primum collatis recensuit 
Bernhàrdus Bunte. Lipsiae, 1875, pp. 35-36.
	        
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