NUOVE CONSIDERAZIONI
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Non è necessario che io attesti qui il mio completo assenso
alle dichiarazioni sopra esposte dal nostro illustre collega.
Un’ altra ragione per cui tre volte Omero è stato condotto a
comparare con Sirio il scintillare delle armature di quei guer
rieri, panni si possa dedurre agevolmente dal secondo e dal
terzo dei passi sopra addotti, dove si fa particolare menzione
della maligna influenza della stella. Quando il poeta chiama
Sirio stella funesta (ovhioq datqp) e di cattivo augurio (xaxòv
bé te arpia téruxtai) egli vuole, secondo ogni apparenza, indi
care che quel scintillìo annunziava grande sciagura agli avver
sari che loro stavan di fronte. Il poeta, che secondo Orazio
nil molitur inepte, avrebbe certamente accennato al colore, se
al colore avesse posto mente nel fare quelle comparazioni.
Ma concediamo pure, che qui si tratti veramente di color
rosso. Nel primo dei passi surriferiti Omero dice espressamente
che Sirio è più luminoso quando si è lavato nelle acque del-
1’ oceano. Questa, come giustamente osserva il dott. See, è una
pura illusione dovuta alla maggior forza con cui le stelle
scintillano presso 1’ orizzonte ; 1’ agitazione della stella fa
parere più intenso il suo fiammeggiare, qualunque del resto
sia il suo colore. Adunque nella mente del poeta, Sirio si
mostrava nella massima magnificenza al suo levare, cioè nel
tempo appunto, in cui può apparire effettivamente rosso anche
a noi in conseguenza dell’ assorbimento atmosferico. Le com
parazioni di Omero si riferirebbero in ogni caso a questo spe
ciale aspetto della stella e nulla proverebbero circa il suo
colore vero, quale prossimamente appare intorno alla culmi-
nazione nei nostri climi.
Concludiamo dunque, che in questi passi dell’ Iliade tutto
si può ragionevolmente spiegare senza ammettere che Sirio ai
tempi d’ Omero avesse un colore diverso dal presente.
Vili. SIRIO, STELLA ARDENTE.
All’epoca d’Omero (che supponiamo precedesse di circa
nove secoli l’èra volgare) e sotto il parallelo della Grecia,
Sirio usciva dai raggi solari e cominciava ad essere visibile
al mattino circa 25 giorni dopo il solstizio estivo, nella stagione
che secondo il nostro calendario corrisponderebbe alla metà
di luglio. Nel primo e secondo secolo di Cristo la medesima