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(3 f ) determinano il piano osculatore; ma il risultato così ottenuto
ha poca importanza, a causa della sua complicazione.
7. Elica. — Un esempio basterà ad illustrare le cose dette.
Sia OA un segmento, il quale parte da una origine 0 fìssa, è con
tenuto in un piano fisso xOy, ha una lunghezza costante r, e fa con
un asse Ox, fissato in questo piano, un angolo variabile a. Sia OB
un altro segmento avente la direzione della normale 0z al piano
yOx, e la cui lunghezza è proporzionale
all’angolo a. Sia infine OP la loro somma
geometrica
(a) OP = OA -f- OB ;
(il punto P si ottiene o conducendo da A
il segmento AP == OB, ovvero da B il
segmento BP = OA). Variando a, il punto
P descrive una curva, detta elica. La retta
mobile indefinita AP genera un cilindro
ao circolare retto, avente per base il cerchio
descritto da A, e sopra questo cilindro
giace l’elica. La retta indefinita BP si muove
pure, appoggiandosi sempre all’asse Oz e
mantenendosi parallela al piano xOy; essa genera una superficie
detta elicoide retto, e anche questa superfìcie contiene l’elica.
Se si fa a = 0, il segmento OA viene in OA 0 sull’asse delle x,
e OB si annulla; quindi A 0 è un punto dell’elica.
Se si fa ci=:2tt, il segmento OA coincide di nuovo con OA 0 ,
mentre il segmento OB assume un certo valore, cui si dà il nome
di passo dell'elica. Noi indicheremo con h questo passo e con h il
numero che lo misura. Attribuendo ad a un valore arbitrario, a
causa della proporzionalità del segmento OB all’angolo corrispon-
, . . , , OB h
dente a, si deduce — = — , ossia
a 2tt
0B = 2Ì h -
TAI
(fi)