Pkaho, Geom. lnfin.
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3, o cilindriche,
quelli impiegati
iore dei volumi
ì siano parallele
impiegati nella
ini teoremi che
ticolari.
i conduca una
dall’insieme di
L ed un suo pa-
iameremo in ge-
terno) di questo
iase un’area po-
o esterna, od in
atti si immagini
r ogni punto di
dee del cilindro,
queste rette, un
ui base è un po-
a di questo poli-
volumi di quei
volume interno
per base l’area
Lo stesso si può
>ista.
il piano, il luogo
)unti di A è un
che in generale
volume del cono
eguale in area a
al piano di A, e
3 al piano tt che
passano pei punti di A e incontrano la retta r, queste rette essendo
comprese fra il piano A e la retta r, è un solido detto conoide. Il
suo volume (proprio, o esterno od interno) è eguale alla metà del
volume del prisma avente per base un’area eguale all’area di A
(propria, o esterna od interna) e per altezza la distanza della retta
r dal piano della figura A. La cosa è evidente se la figura A è un
parallelogrammo avente due lati paralleli ad r, e gli altri due pa
ralleli all’intersezione dei piani tt e A. Lo stesso avviene se la fi
gura A è la somma di più parallelogrammi di tal fatta. Se la figura A
è qualunque, si immagini una figura B interna ad A e composta
di tanti parallelogrammi della specie descritta, e il conoide di base B.
Sarà il limite superiore delle aree B eguale all’area interna di A;
il limite superiore dei conoidi di base B eguale al volume interno
del conoide di base A ; e poiché il conoide di base B vale la metà
del prisma di egual base e di eguale altezza, si deduce che il vo
lume interno del conoide di base A è la metà del volume del prisma
di base eguale all’area interna di A, e di egual altezza. Lo stesso
vale pel volume esterno, e pel volume proprio.
7. Lunghezza di archi curvilinei. Dato un arco continuo AB,
lo si decomponga in parti, che siano nuovi archi continui, e si dispon
gano queste parti l’una dopo l’altra in modo da formare una nuova
linea continua. La distanza dei punti estremi di questo nuovo arco
dipenderà in generale dal modo con cui si è diviso l’arco AB e dal
modo con cui si dispongono queste parti. Al limite superiore di questa
distanza (ove esista) daremo il nome di lunghezza dell’arco dato.
Dire che un arco ha una lunghezza significa che esiste questo li
mite superiore.
È chiaro che, decomposto l’arco AB in parti, converrà di disporre
queste parti in modo che la distanza degli estremi della curva ot
tenuta sia massima, il che si otterrà facendo in modo che gli estremi
di tutti questi archi parziali siano in linea retta; ed allora la di
stanza fra gli estremi dell’arco così ottenuto è la somma delle corde
che sottendono gli archi in cui si è decomposta la linea data. Quindi
la lunghezza d’un arco è il limite superiore delle lunghezze delle