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cui lunghezza, variabile con M, sia funzione continua della posizione
di M sull’arco, se M descrive un arco, parte di AB, il raggio OM
descriverà un settore circolare, e la retta OP una figura piana (un
settore curvilineo) ; le aree descritte da OM e da OP sono funzioni
distributive dell’arco descritto da M, ossia sono grandezze coesistenti.
Dico che, per ogni posizione del punto M, il rapporto fra le aree
descritte da OP e da OM è eguale al quadrato del rapporto delle
lunghezze OP e OM.
Infatti, siano OP, e OP 2 due rette, aventi la direzione della retta
mobile OM, e le cui lunghezze, fìsse, comprendano i valori che as
sume la lunghezza di OP mentre M varia nel campo Ac. Le rette
OP, e OP 2 descrivono due settori circolari, che comprendono l’area
descritta da OP. Quindi sarà area OPi < area OP < area OP 2 .
Ora le aree descritte da OPi e da OP 2 sono settori circolari, si
mili all’area descritta da OM; quindi esse stanno come i quadrati
or* OP~' 2
dei lati omologhi e perciò
OPT 2 area OP ~OP 2 a
OM 1 area OM OM 2
Se ora tutti i punti del campo descritto da M si avvicinano ad
uno stesso punto M, le lunghezze OP, e OP 2 , che comprendono i
valori di OP, si possono rendere tanto prossime quanto si vuole al
valore di OP corrispondente al punto M. Quindi il rapporto
area OP
area OM
si può far differire di tanto poco quanto si vuole da
OP a
OM
„ e
area OP d area OP OP 2
area OM d area OM OM 1 '
Se indichiamo con u il numero che misura l’area descritta da
OP e con a la lunghezza dell’arco descritto da OM, supposto che
la lunghezza costante OM sia eguale all’unità di misura, si avrà