Applicando le regole precedenti alla funzione
a (0 = Po 4“ P4 4" P-2^ 2 4~ ••• 4“ Vni n ,
ove p 0 Pi... pu sono segmenti costanti, si deduce
a'(0 = Pi -J- 2p 2 i -f- ... + nj>nt n ~ 1 .
Teorema III. — Se il segmento a ha per coordinate
x y z funzioni di t, e queste hanno derivata x' y' z', il
segmento a ha per derivata il segmento a r di coordi
nate x' y r z'.
Viceversa, se il segmento a ha per derivata a', le co
ordinate di a hanno per derivata le coordinate di a'.
Infatti, se a ha per coordinate x y z rispetto ai segmenti fonda-
mentali fissi i, j, k, sarà
a = ¿ri -f yj + zk,
e per ciò che si è dimostrato (Teoremi I e II)
a r = x'i y'j -(- z'k.
Viceversa, dati a t i valori t e t-\-h, e detti Aa, Aa?, Ay, Az
gli incrementi del segmento a e dei numeri x, y, z, sarà
Aa = Aa?.i A?/.j -(- As.k.
e
Aa
T
Ax
~Ti
. , Am . , A z
x-J + T •
k,
e se a ha derivata a' = x'i 4- y'j 4" z 'k, siccome lim — = a', dovrà
essere (N. 3, II) lim ^ = x r , lim ^ = y’, lim ~ = z', ossia x y z
hanno per derivata x’ y' z'.
Siccome, le coordinate del segmento a sono funzioni di i spesso
facili a calcolarsi, e di cui si sa pure calcolare la derivata, il teo
rema precedente permette di determinare, nei casi più comuni, la
derivata dei segmenti variabili.
Si osservi ancora che xi 4- yj è la proiezione del segmento a sul