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ovvero, mettendo in evidenza
U
0 = 4= — (l/'a X)
V a / , dx t
ì
Questa espressione della divergenza, del tutto equivalente alla
[17], o alla [17'], si presta al calcolo meglio di quelle, le quali invece
sono più adatte alle considerazioni teoriche.
In particolare, consideriamo il caso che il vettore di cui si tratta
sia il gradiente di un invariante u, cioè che sia
{i = 1, 2, . . ., n) .
i
dXi
In tal caso la sua divergenza si indica col simbolo A 2 u e prende il
nome di parametro differenziale secondo della funzione u: la sua espres
sione si deduce immediatamente dalla [17] ovvero dalla [17"], tenendo
poi conto, per il calcolo effettivo, che è
U
1
Si ha così
n
n
— (l/ a u l ) ,
A 2 u =
[18]
,i Sx L
mmm ik
I
1
espressioni che si presentano entrambe come generalizzazione di quella
ben nota del A 2 in coordinate cartesiane.
Sia dato invece un tensore doppio, contravariante, X ik . Notiamo
prima di tutto che, se il tensore dato fosse invece covariante, X ik ,
o misto, X , si potrebbe sempre, mediante composizione colle a ik ,
passare ad un tensore associato con tutti e due gli indici di contra
varianza, sicché non costituisce restrizione il riferirsi al tensore con