per far rilevare che basta limitare un poco l’arbitrarietà dei differen
ziali secondi delle variabili indipendenti perchè risulti 8du = d8u,
qualunque sia la funzione u.
Intanto, operando sulla prima delle [7] la differenziazione eoi
simbolo 8, si ha (senza alcuna ipotesi restrittiva)
n n ò a W
[8]
D’altra parte il d8u ha manifestamente un’espressione analoga,
che si ottiene scambiando materialmente, nella formula precedente, d
con 8. Ora, la prima parte della formula non si muta con tale
scambio: nella seconda invece 8dx i viene sostituito con d8x h Se
noi perciò imponiamo alle funzioni arbitrarie dx e 8x del posto ]a
condizione (abbastanza poco restrittiva)
[9]
d8x, ■= 8dx t
(i = 1,2 , ... ,n)
anche l’ultima sommatoria della [8] resterà immutata scambiando
d con 8, e si avrà quindi, per qualsiasi funzione u (xi , o?a , ... , x n ) ,
d 8ìi =. 8 du .
[10]
Ricordiamo incidentalmente che nel calcolo differenziale si fa
di solito una ipotesi assai più restrittiva della [9]: si conviene cioè
che i differenziali secondi delle variabili indipendenti siano nulli,
ossia che i dx siano non già funzioni del posto, ma costanti.
Ora vogliamo considerare, accanto agli incrementi delle variabili
indipendenti, anziché una funzione u coi suoi differenziali, un generico
pfaffiano
U
== S £ Xi dx i .
in cui le X sono funzioni assegnate delle x.
Abbiamo apposto l’indice d, per mettere in evidenza che il
pfaffiano si riferisce agli incrementi dx { , mentre lo stesso pfaffiano,