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lig. 16.
il campo della nostra osservazione su quell’oggetto, che cor
risponde ad una parte del campo finito intorno al punto ove
trovasi l’osservatore (def. I, 21), ma ciò non significa punto
che tale proprietà debba aver luogo per l’intera retta. Difatti
immaginiamo un oggetto corrispondente ad una linea sem
plicemente chiusa, come finora dobbiamo supporre possa es
sere la retta (fig. 16), e supponiamo che 1’ osservatore non
possa esplorare che la parte {AB), distinta nel disegno da un
doppio tratto. È chiaro che se l’osservatore bada soltanto a
ciò che vede è indotto a credere che quell’oggetto sia aperto,
mentre in realtà è chiuso. E ritenendolo tale, considerando come unità un segmento
finito ìùspetto al suo campo dell’osservazione materiale sull’oggetto, e se l'osservatore
non ammette la realtà dell’infinito rispetto alla sua unità sensibile, allora l’oggetto
deve essere finito. Ma il pensatore ammettendo astrattamente l’infinito, come abbiamo
fatto noi e senza bisogno di ammetterne la realtà nel mondo esterno, può immagi
nare senza contraddirsi che costruito tutto il campo finito sull’oggetto a partire dal
punto G, l’oggetto in questo campo sia aperto, ma astrattamente la linea corrispon
dente sia chiusa. In tal caso la sua unità sensibile sarà infinitesima rispetto all’ in
tera retta e di un ordine qualunque dato rispetto ad essa (teor. Ili, 19). E se am
mette che il campo sensibile sia infinitesimo di 1° ordine a partire da un punto qua
lunque di essa come origine, la retta sarà infinita di 1° ordine rispetto all’unità sen
sibile ed avrà un solo punto limite all’infinito (coroll. I, teor. Ili, 19). Se la ritenesse
invece infinitamente grande di 2° ordine rispetto alla unità sensibile, allora la retta
avrebbe a partire da un punto qualunque due punti limiti all’infinito di 1° ordine di
stinti nei due versi di essa a partire da un punto come origine. La stessa cosa av
verrebbe se il pensatore supponesse la intera linea infinita d’ordine n (oss. I. 19) ri
spetto all’unità sensibile dell’osservatore.
Se poi ammette anche resistenza concreta dell’infinito secondo le ipotesi stabi
lite nell’introduzione, il che geometricamente non includerebbe contraddizione, e nep
pure è contrai’io all’intuizione o all'esperienza nel senso che lascia inalterate le pro
prietà del campo intuitivo (def. II, 2); e supponendo inoltre resistenza di un altro es
sere la cui unità sensibile fosse infinita di nmo ordine rispetto alla nostra, quella
linea rispetto a questo nuovo osservatore non sarebbe più infinita (int. c, 91; a, 86
e coroll. I, teor. Ili, 19). E se il secondo osservatore potesse senza contraddirsi sup
porre soltanto l’esistenza del primo, come pensatore, se valessero per esso gli stessi
principi svolti nel cap. I dell’ introduzione, stabilirebbe le
stesse ipotesi sui segmenti finiti e infiniti.
L’osservazione sull’oggetto rettilineo corrispondente alla
retta non ci aiuta dunque a decidere se la retta sia aperta
o chiusa.
Ricorriamo ora ad altre osservazioni. Sia dato il solito
oggetto rettilineo (fig. 17). Osservandolo ad occhio nudo o
col microscopio, o prolungato che sia col telescopio, vediamo
che ogni segmento {AA{) di esso è finito (int. def. II, 82j ri
spetto ad ogni altro segmento limitato che possiamo osser
vare. x ).
1) Non dico che tutti i segmenti rappresentàbili siano finiti, intorno alia parola rappresentazione
si fa non poca confusione non solo per rispetto all’infinitesimo ma altresi relativamente alle figure a più
di tre dimensioni (vedi per queste ultime la pref. e specialmente la parte II). Secondo i nostri principi
dell’introduzione il segmento infinitesimo, indipendentemente dai segmenti finiti, si può figurarselo come
un segmento osservabile, in modo che si può applicare l’intuizione spaziale anche ai campi infinita
mente piccoli o infiniti sulla retta, e la possiamo applicare per intero in ogni campo infinitesimo o infini
to a tre dimensioni intorno ad un punto, perchè per le nostre ipotesi 1-1V e per le proprietà che svol
geremo in seguito, almeno in piccola parte di essi ritroviamo le proprietà del campo delle nostre os
servazioni. Possiamo dire che non abbiamo la continuità delia rappresentazione dai segmenti finiti ai
segmenti infinitesimi o infiniti, e quindi che rispetto al finito l’infinito o l’infinitesimo attuale non è