che conveniva abbattere quelli esistenti per costruirne altri più
moderni al capo di Leiva. In tali viaggi fece anche varî progetti di
caserme per le guarnigioni di La Corogna e di Bajona, e li rimise
per l’approvazione e l’assegnazione dei fondi alla Corte, ove essi
restarono quasi tutti inutilizzati.
In Guipuzcoa si fermò due anni, occupato a costruire caserme e
“ casas de municion o maestranzas ,, cioè polverifici e polveriere;
indi si recò di nuovo in Galizia. Di qui, però, fu chiamato in Madrid
e aggregato al Consiglio di guerra come ingegnere militare capo,
con l’incarico di rivedere i progetti degli altri tecnici, eventualmente
modificarli, e dettare le istruzioni per lo svolgimento dei lavori. Così
esaminò i progetti di fortificazione di El-Arish, di Maamora, quelli
del nuovo molo di Gibilterra e dei nuovi forti di Puntal, di Mata-
corda, di Cadice, di Gibilterra. In premio della sua attività gli fu con-
cesso il titolo di “capitano ordinario ,, col soldo relativo a tale grado.
N el marzo 1629, carico di malanni, morì in Madrid dopo 44 anni
di servizio, che secondo il segretario di Stato, Pietro di Atcè, “ aveva
disimpegnato con molta soddisfazione del Consiglio ,,. Nei suoi inca-
richi gli successe il figlio, che portava lo stesso suo nome, e che
già da tempo lo aiutava come ingegnere militare. Così i de Soto si
fissarono in Spagna, esercitando quasi sempre l’arte dell’ingegnere.
Sulla fine del secolo XVI molti altri tecnici italiani svolsero in
quel regno compiti d’importanza non secondaria: accenniamo anzi-
tutto a Giovan Vincenzo Casale o Casali, frate servita, fiorentino.
Allontanatosi dalla Patria, sembra per motivi religiosi, si recò nel
1574 nel Napoletano, dove, essendo buon architetto civile e militare,
fu assunto al servizio del Governo vicereale per cui lavorò sino al
1587, nel quale anno fu incaricato di portare ed illustrare a Filippo Il
in Madrid varì modelli e disegni di fortificazioni.
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