riattare le difese, per le quali gli ingegneri militari in servizio nel regno
erano continuamente inviati da una all’altra, sempre però concludendo
poco a causa del grave ostacolo della ristrettezza dei fondi messi a
loro disposizione. Tuttavia la seconda metà del XVI secolo fu periodo
di rilevante attività lavorativa, per alcune località e numerosi sono i
tecnici italiani che, susseguendosi, vi diedero la loro opera. Contem-
poraneamente te Filippo non cessava di far studiare ogni mezzo per
combattere quei corsari e dopo la metà del secolo intensificò i prepa-
rativi per agire con una intensa azione repressiva contro i covi più
audaci, iniziandola contro Tripoli.
Questa antica città della ‘Tripolitania romana, nel secolo VII era
stata occupata dagli Arabi, i quali la citcondarono di un muro tuttito
a pianta generale triangolare, costruita secondo il loro particolare
tipo, cioè a brevissime cortine e numerose totti, come appare dalla
Tav. XXXIX-2 (che però riporta anche lavoti fatti alcuni decenni
dopo). Le mura erano molto sottili, per quanto alte 12 metri, quindi
deboli; nell’angolo orientale presso la costa sorgeva un embrione
di castello.
Nel 15 10 te Ferdinando II mandò un forte corpo di truppe italiane
e spagnuole comandato dal capitano Pietro Navarro a sorprendere la
città; colonnello delle truppe italiane era il veneziano Girolamo Vianelli
e sembra che fosse con queste come tecnico un Battistino de Fonsis.
La città venne facilmente occupata e allora si cominciò a raffor-
zarne le difese, limitatamente però al castello, i cui baluardi rotondi
furono ridotti a bastioni pentagonali. È da ricordare che queste spe-
dizioni si eseguivano tra grandi dimostrazioni di preghiere ce di feste,
le quali inducevano gli artisti a pubblicare descrizioni e piante della
città ove si combatteva. Così oggi si hanno una quantità di stampe
che riproducono Tripoli in modo spesso alquanto fantastico. Nella
figura del geografo Coronelli si scorge lo stato di essa precedente
all’occupazione spagnuola [Tav. XL-1].
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