Tripoli costituiva, per la Spagna, un presidio molto esposto,
sicchè Carlo V, quando cedette Malta all’Ordine Gerosolomitano,
volle che esso presidiasse e difendesse anche quel luogo. Fu durante il
governo dell’Ordine che si rafforzarono le mura di Tripoli: intorno al
1533-34 fu eretto a difesa del porto il “ Castelle ,, , grosso torrione
armato di artiglierie, situato all’estremità del molo, dove oggi è il
faro costruito dal fiorentino maestro Piccini “ ingegniero della
Religione ,, , e poi nel 1548 fu rinforzata la cinta, ricostruendone
i tratti demoliti, terrapienandola e munendola di fosso, sempre
per opera del Piccini [Tav. XL-2].
Tripoli restò all’Ordine di Malta sino al 1551, nel quale anno fu
attaccata da un potente esercito mussulmano e presa, con grave dan-
no dei Cristiani, perchè i Saraceni ne fecero uno dei loro centri più
infesti per le coste d’Italia e di Spagna. Allora Filippo II decise di
riprenderla e nel 1560, preparata una flotta al comando di Gianandrea
Doria ed imbatrcatevi truppe sotto la direzione del Duca di Medinaceli
(tra le quali 35 battaglioni d’italiani condotti da Andrea Gonzaga),
la mandò contro quella città. Ma l’azione militare riuscì sfavorevole
ai Cristiani che si ritirarono presso l’isola delle Gerbe, e, riuni-
tosi un consiglio di guerra, fu deciso di impossessarsi anzitutto di
tale isola.
Questa [Tav. XLII], detta anche Girbach, Gelves, Zerbi, Jerbach
ed ora Gerba, è situata quasi a metà distanza fra Tripoli e Tunisi, nel
Golfo di Gabes; ed è costituita da un terreno basso, quasi tutto are-
noso, di forma pressocchè trapezia, lunga e larga in media una qua-
rantina di chilometri; nel lato meridionale presentava una zona secca
che si avvicinava tanto alla terraferma da poter essere unito con
questa mediante un ponte; nel suo interno trovavansi sparsi alcuni
gruppi di casolari, dei quali il principale, posto sulla riva settentrio-
nale, aveva una cinta di muratura quasi quadrilatera; anche alcune
torri sorgevano in vari punti del suo perimetro.
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