Giovanni de la Ponta, maestri d’opera, entrambi tecnici sperimentati
i quali dovevano concotrere nella scelta del luogo e assicurarsi che vi
fossero materiali da costruzione per il porto e per la fortezza da etri-
gervi. I due de la Ponte, nei varì documenti sono indicati come
ingegneri architetti e capimastri; qualche autore li crede spagnuoli,
altri italiani come il loro nome indicherebbe; e sembra che l’Emanuele
già avesse fatto parte di una spedizione a 'Tetuan (Africa) nel 1520, e
che ambedue da più tempo risiedessero nell’ India. ® Così sorse la
colonia di Diù portoghese.
Lo sviluppo di queste e delle altre nuove colonie e la loro cre-
scente prosperità fece sentire la necessità di perfezionarne le difese,
perciò il Governo centrale di Lisbona nel 1584 inviò in Oriente Gio-
vanni Battista Cairate, milanese, che si portò dapprima in Goa [fig. 86],
la quale era la capitale del vicereame delle Indie portoghesi, ed ivi
tracciò una nuova cinta difensiva e ne diresse la costruzione
restandovi sino al 1590.
Sembra che dopo Goa, il Cairate visitasse Ormuz e Mascate, poi-
chè — scrive Sousa Viterbo — “ il capitolo LI della carta regia del
1591 è tutto dedicato a notizie sulle fortezze di Ormuz e di Mascate,
per le quali fu interessato l’ingegnere Giovanni Battista ,,. Ormuz
[fig. 87] detta “la gemma del mondo ,, è situata sopra un’isoletta; il
suo abitato aveva un perimetro quasi continuo di muri, costituenti le
pateti posteriori di numerosi conventi e chiese, i quali, costruiti robu-
stamente con ottimi materiali si succedevano uno a contatto dell’altro.
Il Cairate, osservando ciò, propose di risparmiare in gran parte la spesa
della cinta, utilizzando come ostacolo difensivo i muri stessi e limi-
tando i lavori a chiudere i pochi intervalli che esistevano tra di essi,
solo lasciando due porte, e aggiungendo alcuni baluardetti all’esterno
per i fiancheggiamenti. È così fu fatto.
In Mascate (situato nell’Oman sulla costa dell’Arabia) questo
ingegnere completò un’opera che a guisa di castello era sull’alto di
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