lavorarono in quel regno; ricordiamo ancora che egli fu il primo
tecnico che colà portò il titolo di ingegnere reale, regolarmente
conferitogli dall’imperatore Carlo V.
In questa prima metà del secolo XVI vatrì altri tecnici italiani
furono al servizio di quel sovrano, tra i quali è ricordato un Abiando,
di cui non si hanno altre notizie che quella di aver appartenuto alle
milizie spagnuole, e che potrebbe anche essere quell’Abianelo del
quale si è parlato.
Qui viene opportuno ricordare un altro valente ingegnere, spa-
gnuolo di nascita, ma come tecnico da considerarsi indubbiamente
di scuola italiana; di esso già si è fatto cenno nel volume II, dove
lo si è considerato nella sua caratteristica di scrittore, cioè Pier
Luigi Escrivà o Escribà, o Sctivà, o (come egli stesso si dichiara
nella lapide di Santelmo in Napoli) Pirro Luigi Scriva. Per quanto
nativo di Valencia, fu pochissimo noto agli storici spagnuoli sino
al secolo scorso, e di lui non si hanno tracce in Spagna, sebbene
qualche autore voglia che colà fosse conosciuto sotto il nome di
Luis Severà o Severa.
Non è noto l’anno della sua nascita; solo si sa che venne in Italia,
avendo preso servizio nelle truppe spagnuole del Napoletano.
Datosi allo studio della nuova architettura militare, prese a girare
l’Italia, visitando ripetutamente le fortificazioni che si stavano
costruendo in diverse città, e stringendo relazioni con molti archi-
tetti italiani e soprattutto con quelli della scuola urbinate. Assunto
al governo di Napoli D. Pedro di Toledo (1523-53), egli par-
tecipò con gli ingegneri italiani a quell’intenso lavoro di riat-
tamento e di trasformazione delle fortezze napoletane svoltosi
sotto quel vicerè.
Nel 1535 lo Escrivà costruì il forte di Aquila. Questo fotte
bastionato di pianta pressochè quadrata con maestosi baluardi
agli angoli è di pretta scuola italiana di quell’epoca.
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