CAPO I
MATEMATICI E ASTRONOMI
NEL MEDIOEVO E NEL RINASCIMENTO
. ERITO italiano è di aver fatto conoscere in Europa,
N prima in Italia e poi in Francia, la numerazione scritta,
_ . ossia, in altri termini, i numeri di poi universalmente in
uso chiamati ordinariamente arabi, benchè di indubbia origine indiana,
avendoli gli Arabi imparati nelle loro conquiste e nei loro continui
rapporti commetciali. Innovazione ch’ebbe, per la semplificazione
pratica di ogni calcolo, la stessa fondamentale importanza di quella
realizzata due secoli prima da un altro italiano, Guido d’Arezzo,
con la creazione delle note musicali.
Anche se i documenti non sono molti e la questione abbia dato
luogo per il passato a non poche controversie, è ormai accertato che
la numerazione moderna risale al sec. XIII e spetta a Leonardo da Pisa,
considerato il più grande matematico del Medioevo.
Mentre presso i Latini si usavano vari espedienti per formare le
cifre, egli fu il primo ad affermare l’importanza dello zero che per-
mette, con i segni dall’uno al nove, di scrivere tutti i numeri. Infatti
nel suo « Abbacus » scriveva: « Con queste nove cifre e con questo
segno (zero), che in Arabia si chiama zefito, si può scrivere qualunque
numero (“ Cum is itaque novem figuris et cum hoc signo O, quod
Arabia Zephirum appellatur, scribitur quilibet numerus ,,)».
È quindi attendibile che l’etimologia del vocabolo zero provenga
dalla denominazione araba « zephir ». Nella stessa opera troviamo
inoltre applicazioni della nuova numerazione ad operazioni su numeri
interi e sulle frazioni, sopra le radici quadrate e cubiche e, perfino,
nella soluzione di un problema, l’esempio di una serie ricorrente.