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« Quelle dimore chiuse e senza sole, scrive Epifanio, quelle
caverne echeggiarono del rumore della venuta del Cristo
con il suo divino corteo, a capo del quale camminava Ga-
briele, come quello che ha per costuine di portare agli
uomini le liete novelle. La sua voce, forte come il ruggito
del leone, volge quest’ordine alle potenze nemiche: Togliete
le porte, o voi che costì comandate; e di subito un capo
gridò: Via, o porte eterne! Le. Virtù dissero alla loro
volta: Ritiratevi, o guardiani perversi. E le Potenze grida-
rono: Rompetevi, o catene indissolubili. Poi un’altra voce:
Siate confusi di vergogna, implacabili nemici! E un’altra:
Tremate, ingiusti tiranni! Allora, per lo splendore dell’ in-
vincibile esercito del Re onnipotente, un brivido, un disor-
dine, un terrore lamentevole cadde sui nemici: di Dio; e per
quelli che erano nell’Inferno si fece tosto un abbassamento
di tenebre nell’abisso; e sembrò che una pioggia di lampi
abbagliasse dall’alto le potenze infernali, che udivano echeg-
giar come tuoni le parole degli angeli e le grida dell’eser-
cito... Allorchè il Signore penetrò nel più profondo del-
l’abisso, Adamo stesso, quello che, nato il primo, era più
separa.
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_- Fig. 213 — Ravenna. Sant’Apollinare in Classe. Arca di San Teodoro
innanzi nel regno della morte, inteso il grido del Signore
che si recava a visitare i prigioni, si volse verso quelli che