Full text: L' arte romanica (3)

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vano gli stipiti della porta principale del battistero, cioè 
Verso il 1250. 
Un altro artista, Marchione, dicesi, architetto e scultore 
aretino, nella chiesa di Santa Maria della Pieve, ad Arezzo, 
rappresentando l’Adorazione dei Magi, ritrae degl’intagli in 
legno più grossolani dell’Italia settentrionale; e infine uno a 
Borgo San Sepolcro ci dà una forma primitiva di una com- 
posizione cavalleresca al principio del secolo xII (fig. 849, 850). 
Tra grifi, chimere e leoni artiglianti un fanciullo, s’incon- 
trano cavalieri coperti di pesante armatura, uno preceduto da 
un fante con la spada in alto e lo scudo contrassegnato da 
stelle. Il ripetersi di parecchie figure, anzi il ristamparsi delle 
stesse immagini nel fregio della casa di Borgo San Sepolcro, 
impedisce di cercare il senso della composizione. L’autore 
medioevale metteva insieme cose disparate, parole che non 
formavano un vero e proprio discorso: belve in rassegna, 
anime soggiogate o vinte dalle fiere, guerrieri in lotta. 
Sembra un sogno in cui immagini disparate spuntino, si 
Susseguano senza determinarsi; e passano i cavalieri, i grifi 
uscenti dalla combinazione dell’aria e del fuoco, le chimere 
dalla coda gigliata, i cavalli dalle gualdrappe ornate di stelle, 
gli arcieri con lo scudo triangolare, i leoni dalle giubbe arric- 
ciate e dai fiocchi volanti, che presentano strette tra le loro 
ugne le anime dei vinti, mentre le aquile segnano la vittoria 
e il trionfo. 
Un quarto gruppo più studioso dell’aretino si disegna negli 
scultori della porta di San Pietro Maggiore a Pistoia (fig. 850, 
851, 852), nel San Michele in forma sacerdotale dell’oratorio di 
San Giuseppe (fig. 85 3), nel frammento di pulpito già citato 
nel Camposanto di Pisa (fig. 825), nell’altro frammento d’am- 
bone a Pescia (fig. 854). Le figure non mancano di una certa 
solennità, e sono studiate con diligenza sugli antichi sarco- 
fagi, come si vede in particolare nell’architrave di San Pietro 
1 Cfr. PASQUI, Nuova Luida d’Arezzo, Arezzo, 1882. 
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