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tabella per ispiegare la disputa religiosa; ma non occorreva
più, perchè sulle labbra di San Regolo, animato di carità
cristiana, sorride la parola di Dio, la quale ammanserà gli
uomini efferati che gli stanno innanzi e vincerà i loro cuori.
Sopra quest’istoria nell’architrave d’una porta laterale di
San Martino gira un archivolto, formando la lunetta dove la
Decapitazione di San Regolo (fig. 861) è espressa con straor-
dinaria semplicità. Secondo lo Schmarzow è di un maestro
differente da quelli studiati sin qui a San Martino di Lucca,
mentre la testa del manigoldo e quella dell’ariano più pros-
simo a San Regolo sono scolpite nel modo stesso, così da
dover ritenere ché la lunetta e l’architrave sieno stati ese-
guiti sotto l’identica direzione artistica.
Questa somiglianza evidente di tipi e di forme tra le figure
del timpano e quelle dell’architrave, nonostante i drappeg-
giamenti a pieghe più mosse e multiple, men grosse e sca-
nalate, ci muove a domandarci se la Disputa di San Regolo
non sia stata condotta da Guidetto medesimo in un tempo
avanzato, e quindi anche da lui la trabeazione, che fa riscontro
nella porta maggiore, con la Vergine e i dodici apostoli, aventi
con quella scena della Disputa particolari corrispondenze di
fattura. È probabile, poichè la differenza, più nel particolare
che nell’essenziale, del resto, non esclude il lavoro sia ese-
guito da Guidetto a distanza di tempo dai primi, o da un suo
abile e giovane cooperatore. La semplicità della Decapitazione
di San Regolo ha stretta attinenza con le rappresentazioni
dei mesi, con le storie di San Martino, ecc.; e non è quindi
inverosimile che l’abbian pure le due trabeazioni delle porte
laterali, di maniera più sviluppata sì, ma non disforme da quei
rilievi. Così nél San Martino di Lucca svolgesi il compendio
delle fasi dell’arte romanica: le forme arcaistiche che richia-
mano Biduino e Roberto, le sciolte e vive di Guidetto da
Como, le classiche e solenni di Niccola d’Apnlia, di cui par-
leremo in seguito. Nella cattedrale lucchese si prepara la gran-
dezza, la divinità dell’arte nuova.