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la cattedrale di Bologna. Insieme con Lanfranco architetto i
operarono Guglielmo e Niccolò scultori, che, come vedremo
in seguito, lavorarono nella cattedrale di Cremona, nella chiesa |
abbaziale -di Nonantola, nelle cattedrali di Piacenza e di
Ferrara, a San Zeno e nel duomo di Verona, portando colà
certamente non solo la loro perizia nello scolpire, ma pur
l’arte dell’architettare, come può supporsi per essere allora
commiste le attribuzioni di architetti e scultori, ed anche
per molte corrispondenze
nell’aspetto delle chiese sud-
dette. Da Guglielmo e da
Niccolò derivarono altri
maestri, che lavorarono a
kano e a Modena nelle
cattedrali; a: San .Vitale di
Reggio d’ Emilia, a San Be-
nedetto di Polirone, nella
cattedrale di Parma, a San-
t’Ilario e Sant'Antonino di
Piacenza, e prepararono
Fig. 100 — Legnago, Casa Bonomi l’Antelami, che coronò l’o-
Rilievo porone LN piene di San Pietro pera delle generazioni ro-
o maniche dell’Emilia lavo-
rando co’suoi seguaci a Parma nella cattedrale e nel battistero,
a Borgo San Donnino, a Cremona e a Ferrara nelle cattedrali,
a Forlì in San Mercuriale, a Padova in Santa Sofia, a Ve-
nezia in San Marco e nella chiesa dei Santi Filippo e Gia-
como, financo a Milano nel palazzo del Podestà e a Ver-
celli in Sant’Andrea.
L’arte emiliana quindi ebbe molta diffusione nelle re-
gioni limitrofe, anche associandosi i tagliapietra veronesi nella
seconda metà del secolo XII e nella prima del XIII, proprio
quando la ricchissima decorazione de’ mattoni in piano ri-
vestì il duomo di Cremona, il palazzo comunale di Piacenza,
la cosiddetta casa di Ezzelino a Padova; e il gotico spuntò a