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portare il concetto profano nel mondo religioso. Lo scultore,
che voleva esprimere quanto in altre chiese romaniche si
era manifestato al di fuori, la furia del male e della morte,
non trovò di meglio che tradurre il simbolo funebre, poichè
il pensoso genio degli antichi valeva più delle orrende conce-
zioni della morte al tempo suo. Anche nella trabeazione della
porta della Pescheria, nel duomo stesso, vedesi un ibi o una
cicogna alle prese con un serpentello, motivo pure ricavato
Fig. 126 — Milano, Museo Archeologico. Frammento marmoreo
da un cippo funerario, il quale dovette esser simile a quello
che oggi si vede al Vaticano, presso la porta della Biblioteca.
Ma sino a qual punto, già nel principio del secolo XII, fosse
possibile l’imitazione dell’antico, quando gli esemplari erano
grandi e belli, può vedersi in una lesena del duomo di Mo-
dena (fig. 123), dove si ha Vl’illusione d’avere innanzi un bas-
sorilievo arcaico greco in quell’ Ercole che uccide l’idra.
Anche nella cattedrale di Ferrara si vede, in una lesena
della loggetta, una fine imitazione dell’antico in un busto
muliebre dal greco profilo e, sopra la porta laterale a destra
della facciata, in un altro busto entro un tondo (fig. 124);