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tengono sollevate due rose, quali si vedono agli angoli del
battistero nella stessa linea dello zooforo. Dai calici delle rose
spuntano or la Giustizia e la Pace, or la Modestia e la Pru-
denza, ora altre Virtù. Le tavolette sono proprio dell’Antelami,
più misurato e fine, ben differenti dalle tumide e turgide cose
del suo cooperatore veronese."
Il battistero di Parma è opera la maggiore e meglio com-
piuta della scultura romanica del Settentrione. Il poema della
redenzione umana si spiega all’esterno dal sacro luogo custo-
dito dagli angioli solenni, che svolgono il rotulo delle promesse
divine, e vigilato dai profeti chiaroveggenti, testimoni delle
avverate speranze delle genti. Il legno su cui passò la regina
Saba è divenuto simbolo della redenzione; Maria, la Regina
dell’umanità redenta, si estolle alla vetta dell’albero di Jesse;
profeti e patriarchi la esaltano. Con la mistica genealogia
della Vergine si svolgono all’esterno del battistero i prodromi
della vita del Cristo, la quale continuerà ad esporsi all’interno,
insieme con quella del Precursore. Il divin Fanciullo dive-
nuto l’eterno Giudice, che solleva le braccia tra gli angioli,
che tengono i segni della sua passione in terra, e tra il coro
degli apostoli; al suono delle tube apocalittiche gli eletti e
i reprobi sorgono dalle tombe; l’uomo santificato con le opere
di misericordia, l’uomo rigenerato dal lavoro, troverà la gloria.
Il sole s’alterna con la luna a illuminare la terra, il giorno
sorge e tramonta, l’albero della vita umana è minacciato alla
radice, la morte aspetta; ma la vita eterna sarà data dalla
grazia divina. Apra pure la gola il drago infernale, s’aggirino
pure tutte le belve, gli errori, i vizî intorno al fonte della
grazia; essi saranno fugati dal Dio che soggiogò ogni potenza
del male; dentro al battistero è il lavacro dell’anima, la rige-
nerazione, la salvezza.
Nell’interno del battistero, oltre le due lunette delle quali
1 Una sola figura in marmo’ bianco, incastrata tra le altre in marmo rosso nell’altar
maggiore della cattedrale parmense, fa pensare non all’Antelami, ma a un suo immediato
recutsore: