Full text: L' arte romanica (3)

O 393 i 
AN L'anno 
i dalla voce all’eco lon- 
tana; dalla terra civile, 
illuminata, signora del 
mare, al paese di Do- 
maldo Kacit nell’oscu- 
rità barbara. 
Il re di Maggio nella 
gloria, nel trono dell’a- 
more, incoronato dalle 
o angeliche vergini coi ca- 
E pelli disciolti; l’agreste 
ia lavoratore tra le messi 
Poggianco d’oro; il giovane che 
don riposa oppresso dal cal- 
pia do estivo, sono personi- 
il Imgo ficazioni potenti e nuove. 
ere, mentre Allontanatosi dal vec- 
FISCONTTO chio schema, lo scultore 
uto, drizza non cerca più di rendere 
». È questa un tipo, ma di stampare 
B piu caratteri: padrone della 
lella: scul- materia, resala quasi più 
ar molle, significa tutto fa- 
_ cilmente, fondendo in- 
la Pesche sieme le reminiscenze 
0 di Mu antiche e le nuove, il Fig. 347 — Sens, Cattedrale. Cofano, seconda faccia 
ero di San crioforo cristiano e Mar- 
rona, quale te barbaro, l’adolescente Cristo de’ tempi costantiniani con 
mino fatto le figure di Giove e di Diana; e tra quelle reminiscenze la 
jnlle forme vita crepita intorno alla fiammata del focolare di Febbraio, 
nfuse e ill stornella dai campi, canta nella nuova favella italica la sua 
acora, nel eterna canzone. Venezia che, imitando le sculture raffinate 
ji Trau, a di Bisanzio, prima tra le città d’Italia dette esempio di rin- 
farro. C'è novamento, e accogliendo le forme orientali sentì vivo l’amore 
no massa alla ricchezza della decorazione, circa al tempo in cui Niccola
	        
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