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figura che stava forse dall’altra parte, Capua fedele, in atto di
lacerarsi il petto, dove si librava un’aquila col motto: « Cae-
saris imperio Regni custodia fio ».
Le iscrizioni però non dovevano essere associate alle
figure o riunite ad esse da alcun legame, essendo inammis-
sibile che l’imperatore si ri-
volgesse dalla porta del suo
castello al passeggiero, mi-
nacciandolo di renderlo mi-
sero qualora a Cesare non
aderisse, nè che Pier delle
Vigne fosse ridotto all’ufficio
di portiere, invitando a en-
trare sicuri per la porta i fe-
deli a Cesare o gli uomini
d’animo puro, nè infine che
Taddeo da Sessa fosse, come
un antico filosofo e laureato,
a far da giustiziere e ad am-
monire il pubblico che, en-
trando con l’animo infedele,
poteva esser respinto e tro-
vare il carcere. È più vero-
simile che le iscrizioni fos-
sero insieme riunite da un
nesso e uscissero come voce
dal castello personificato,; cu-
E Re I CU Ea Meiceno stode della potenza imperiale.
<« Io sono il custode del Regno
per volere dell’Imperatore — diceva il Castello — e sappi,
o tu che ti avvicini a queste mura, che da felice io posso
renderti misero e da misero felice. Entrino invece per questa
porta sicuramente coloro i quali giurano d’esser fedeli a
Cesare, e tema l’invidioso della sua gloria d’essere respinto
o. tradotto in carcere ».
e