— 38 —
ripara alla mancanza d’illuminazione della nave centrale, non
essendosi dischiuse finestre se non nelle navi minori e nei
matronei.
Nell’esterno delle chiese lombarde si vedono di frequente
aperture a fornice, con arcatelle, rette da piedritti e da colon.
nine, come nella chiesa di San Costanzo, a Dronero (fig. 30),
cosicchè togliendosi l’inclinazione del piano inferiore dei for-
nici e isolandosi compiutamente colonne o piedritti, mettendo
a giorno, traforando il muro, si potevan formare gallerie prati-
cabili. Nelle chiese lombarde, nella basilica d’Agliate e in San
Vincenzo in Prato a Milano, del IX secolo, nelle absidi di
San Celso, di Sant’Eustorgio, del X, nell’altra di Santa Babila,
dell’XI, paragonabile alla maggiore di San Giovanni de’ Campi
a Piobesi Torinese (fig. 31), Si hanno nicchie a fornice vie più
svelte. Ora, dal loro concetto decorativo e statico potrebbe
essere derivato quello delle gallerie praticabili, che sorsero
in uno o più ordini sotto i prospetti delle facciate, intorno
alle cupole, lungo le navi e alle absidi (San Fedele di Como,
fig. 32); ma potrebbero anche le gallerie praticabili deri-
vare dal modello fornito dalla loggetta costruita alla fine
del VI secolo, con la parte superiore della cappella di Santo
Aquilino in San Lorenzo Maggiore di Milano, con’ è stato
recentemente sostenuto con valide ragioni da uno studioso *
che vede «la forma già nota in antico, dall’alto del Santo
Aquilino ascendere e inghirlandare le absidi, e poi, seguendo
il comune logico sviluppo evolutivo, arricchito ed ornato,
spingendosi a maggiori ardimenti, stendersi lungo i fianchi
lapidei delle basiliche, scalare le ardue facciate delle catte-
drali lombarde e normanne, merlettandone i bordi taglienti o
animandone le ampie deserte superficie ».
L’antica pianta delle basiliche nell’età romanica rimase
a croce latina. da ovest ad oriente, dove sta situato il coro,
che in generale è di un terzo della lunghezza massima del-
1 LAUDEDEO TESTI, op. cit.