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coronamento leggesi l’iscrizione: MAGISTER . IACOBVS . CIVIS.
ROMANYVS.CVM.COSMA. FILIO. SVO. CARISSIMO . FECIT (400) .
OPVS. ANNO. DNI. MCCX.
Nella sagrestia si conservano due superbi riquadri
marmorei (fig. 703, 704) che facevano parte in antico del-
l’iconostasi, ciascuno formato da una successione regolare
in due file di quadrati di porfido e di serpentino, come nelle
chiese di San Cesareo, di Santa Sabina, dei Santi Nereo e
Achilleo, in Roma, nell’altare di San Francesco, in Sutri.
fasciati di musaico, composto di marmi variati e incorniciati
di marmo bianco; ai lati le colonne si appoggiano su sfingi
e leoni; lo zoccolo è ornato di musaici pure di marmo; nella
gola superiore della cornice si ritrova esattamente l’antico
ornamento a palmette che si vede nel vetusto architrave del
tempio della Concordia a Roma, ornamento copiato anche
nella decorazione dell’altare cosmatesco dei Santi Nereo e
Achilleo, nei pulpiti di Santa Maria d’Aracaeli in Roma
stessa, e nell’architrave del ciborio del duomo di Ferentino.
L’iscrizione de’ frammenti dell’iconostasi di Civita Castellana
ricorda i due figli di Cosma:
}@ DEOD. ET LVCAS CIVES ROMANI MAGRI DOCTISSIMI
HOC OPVS* FECERUNT.
A Civita Castellana si trovano dunque gli artisti della
medesima - famiglia di marmorarî, della quale Lorenzo fu il
capo, Giacomo, Cosma e i suoi figli furono i continuatori
della scuola, che operò dal 1150 all’inizio del Trecento. Gia-
como, quando lavorava a Civita Castellana, non era più
giovane, perchè l’epigrafe chiama lui e il figliuolo magistri
doctissimi. Incerti di data sono gli altri lavori di Lorenzo
e Giacomo, quelli a San Pietro, ' all’Aracaeli, a Subiaco, a
Segni. Solo nel 1205 incontriamo Giacomo, che aveva com-
piuta la porta di San Saba: nel 1224, suo figlio Cosma ad
1 DE Rossy, in Baullettino d’archeologia cristiana, 1875, pag. 127.