Full text: L' arte romanica (3)

vano muraglie cinte da merli. Era la torre più forte della 
città, tanto che il Petrarca la chiamò « turris toto urbe unica ».' 
Nella campagna romana il castello ha un’importanza sin- 
golare: contiene anch’esso la chiesa, non interna come negli 
altri castelli feudali, ma fuori della residenza baronale. Questo 
è dovuto al fatto che in Roma le due autorità, pontificia 
e feudale, volevano conservarsi indipendenti; onde la chiesa 
era separata dal resto nel recinto del castello, nel cortile o di 
fuori della residenza baronale. Una traccia ne resta nel nome 
di alcune chiese di Roma, di San Salvatore: 77 Curte, che 
sorgeva nel cortile del castello degli Alberteschi, e di altre 
tre chiese, dette Santa Maria in Curte. Il castello di Capo di 
Bove, al sepolcro di Cecilia Metella, sulla via Appia, così de- 
nominato perchè adorno di bucranî, quantunque costruito tardi 
dai Caetani, circa il 1300, pure è importante come esempio 
della indicata particolarità. La via Appia lo tagliava per il 
mezzo, e ai due ingressi erano due archi. I signori del ca- 
stello potevano, a lor talento, intercettare la via. «Al se- 
polcro di Metella è innestato il palazzo a due piani, costruito 
con marmi e quadretti di peperino e di tufo, che aveva sulla 
campagna una gran porta sormontata da un balcone ad arco 
tondo, sorretto da mensolette di marmo ».- Nell’ interno riman- 
gon tracce di dipinti, di finestre bifore, ecc. Incontro al pa- 
lazzo, dall'altra parte della via Appia, sorgeva la chiesa a una 
sola nave, con dodici finestre ogivali, incorniciate di marmo. 
Ora non restano se non i muri di cinta. Ma a ricostruire 
idealmente l’antico castello serve un disegno dell’archivio 
Caetani, con questa leggenda: « Petrus Caietanus castrum 
praetorium (— campo trincerato) restauravit anno 1292 pi 
Altra singolarità per cui si distinguono i castelli romani 
è quella di aver pianta e forma capricciosa, essendo co- 
I Rer. famil., XI, ep. 7, Ad Socratem. 
2 TOMASSETTI, Della campagna romana nel medio evo, Roma, 1885. 
3 NIcconLaAI, negli Atti dell’Accademia di archeologia, 1, pag. 576.
	        
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