— 198 —
sostituite eleganti, svelte, proporzioni. La decorazione dei
capitelli, prima timida, con foglie strette alla campana e
attaccate ad essa, è divenuta quindi ricca e festosa; le co-
lonne tortili ora si volgono gemmate e serpentine dalle basi,
sopra agli stilobati. Non è più il chiostro, ma un loggiato
d’una corte regale; non più il luogo romito dove il monaco
erra cercando pace, ma una galleria luminosa dove l’arte
svela i piaceri della vita.
Al chiostro di San Giovanni in Laterano si collegano per
forma gli altri due di San Paolo fuori le Mura e dell’abbazia
di S$assovivo presso Foligno (fig. 716): il primo, inferiore
per magnificenza al lateranense, reca in un lato l’epigrafe
MAGISTER PETRVS FECIT HOC OPVS; il secondo, pure più
semplice nella decorazione, ha quest’ iscrizione rimata:
HOC CLAVSTRI OPVS EGREGIVM
QVOD DECORAT MONASTERIVM
DONNVS ABBAS ANGELVS PERCEPIT
MVLTO SVMPTER FIERI ET FECIT
A MAGISTRO PETRO DE MARIA
ROMANO OPERE ET MASTRIA
ANNO DOMINI MILLENO
JVNCTO EI BIS CENTENO
NONO QVOQVE CVM VICENO
Il chiostro di San Paolo ha pure un’iscrizione metrica,
che gira per tre lati sotto il fregio, la quale ricorda che
Pietro di Capua, cardinale romano (1193-1209), lo cominciò,
e Giovanni d’Ardea, abate, nel 1241 provvidamente lo con-
dusse a fine. * Uno dei lati, più ornato degli altri, reca la
segnatura su riportata dell’artista Pietro, ed è differente dagli
altri tre lati architettati da Pietro di Capua. Il chiostro di
HOC OPVS ARTE SVA QVEM ROMA CARDO BEAVIT
NATVS DE CAPVA PETRVS OLIM PRIMAVIT
ARDEA QVEM GENVIT QVIBVS ABBAS VIXIT IN ANNIS
AETERA DISPOSVIT BENE PROVIDA DEXTRA IOHANNIS