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o della Pomposa, sottratta nel 1001 da Ottone III al dominio
- dei vescovi ravennati, illustrata da Guido d’Arezzo; quella
o di Nonantola, risorta dalle rovine prodotte da un incendio
(1017); di San Benedetto di Polirone, dove riposa la gran
Contessa. Basta leggere lo statuto formulato da Ugone di
Cluny nel 1009, accetto dai monaci farfensi, per compren-
dere quali linee grandiose seguisse il disegno delle chiese
abbaziali e delle badie. Prescriveva l’abate Ugone che le
chiese avessero 140 piedi di lunghezza e 43 di altezza, 65 le
navate, e che vi fossero ben 160 finestre, all’ingresso due
torri, un atrio per adunarvi i laici, una sagrestia di 58 piedi
di lunghezza, con una torre contigua o a capo. E i monasteri
avessero un dormitorio lungo 160 piedi, largo 24, con muri alti
23 piedi, illuminato da 97 finestre larghe 2 piedi, alte quanto
giunga la mano ad aprirle. La sala per le adunanze dei monaci,
lunga 43, larga 34, con quattro finestre ad oriente, tre a setten-
trione, dodici binate a occidente; il parlatorio lungo non più di
30 piedi. Il calidario lungo 25, altrettanto alto; il cenacolo o tri-
clinio, 90 piedi lungo, 25 largo, con muri alti 23, e otto finestre
da ogni lato alte 5 © larghe 3; la cucina lunga 30. piedi,
larga 25; la dispensa di 70 piedi lunga, di 60 larga; gli
ambienti destinati alle elemosine lunghi 60 e larghi 10; lo
spedale per gl’ infermi, di sei sale con un portico annesso,
e di una settima per la lavanda de’ piedi. Contiguo alla
chiesa, un vasto ospizio di 135 piedi, con quaranta letti da
una parte per gli uomini, altrettanti dall’altra per le donne
oneste, e col cenacolo tra le due parti, nel mezzo dell’edi-
ficio. Di prospetto, una casa lunga 48 piedi, larga 30, la
quale avesse comune il muro della sagrestia e fosse desti-
nata ad accogliervi quanti esercitino arti meccaniche neces-
sarie ai monaci. Dall’altro lato della sagrestia, il cimitero;
dalla parte di mezzodì le stalle; allato al refettorio il bagno ;
prossimo ad esso il noviziato, e ne’ quattro suoi angoli lo
spazio per meditare, desinare, dormire e conferire. Infine un
edifizio lungo 125 piedi e largo 25, nel quale gli orefici, i