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le vesti e la povera fidanzata copre di baci la salma dell’antico
amante, che Bonifacio I benedice.
In questa rappresentazione è osservata meno che nelle
altre l’unità di tempo, essendo riunite tre scene ben distinte
nel ristretto quadro; ma, in ogni modo, il pittore ha saputo
esprimersi, rendere la leggenda nelle complesse sue forme,
con vivida spontaneità.
Da questi affreschi agli altri dei Santi Quattro Coronati,
del secolo XIII, impregnati di bizantinismo, non v’è pro-
gresso.’ L’arte indigena, quale si manifesta alla fine del se-
colo XI negli affreschi di San Clemente, era ancora ricca di
tradizioni proprie e con i bei difetti della giovinezza; l’arte
bizantina invece, coltivata ne’ monasteri, come fiore esotico
in una serra calda, si presenta in forme vecchie e stanche.
A Subiaco si vedono affreschi migliori di quelli dei Santi
Quattro Coronati, nella cappella di San Gregorio al Sacro
Speco, eseguiti l’anno 1228,° dov’è il ritratto di San Fran-
cesco dipinto dal monaco sublacense che lavorò poi ad Anagni
chiamatovi dal vescovo Pandolfo (1237-1257), portando seco
« con l’intimo germe della propria arte (tendenza alla plasti-
cità e al movimento delle figure, ricerca degli SCONCI, ecc.),
molte abitudini giovanili (tipi dei visi, modo di lumeggiarli,
amore per le tinte chiare, ecc.), insieme con numerosi motivi
di decorazione; sulle arcate della chiesa superiore di Anagni
riappaiono le grandi figure di pavoni e di animali simbolici,
e la croce che risplende in una delle volte del Sacro Speco
si rivede, cavata quasi da uno stesso cartone, nella volta
della cripta d’Anagni3 ».
Sostenuta dalla tradizione, l’arte presenta saggi ancora
grandiosi ne’ musaici a Santa Francesca Romana e a Santa
17 Vol. 11; pag. 375 e seg.
2 JANNUCCELLI, Menorie di Subiaco e della sua badia, Genova, 1856; TOESCA, op. cit.,
pag. 141 e seg.; HERMANIN, FEDERICI, GIOVANNONI, Illustrazioni di Subiaco, in corso ldî
stampa.
3 TOESCA. Op: Ccit.;, pag. 144.