Full text: L' arte romanica (3)

romano con 1 grandi maestri del suo tempo; ma di questo 
a suo luogo." 
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Presso all’altare stanno gli amboni e, innanzi a quello del 
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iato destro, il candelabro per il cero pasquale. Pare non 
siano esistiti candelabri anteriormente ai secoli xII e XL: 
quello di Santa Maria della Pietà, in Cori, dei primi anni 
del secolo XII, è il più antico che si conosca. Poggia sopra 
chimere dagli occhi cerchiati, con i corpi a strie e a righe 
ondulate; la base cilindrica che s’imposta sul dorso delle chi 
mere è a filari di stelle ad incavo, sormontati da animali 
rincorrentisi; quattro colonnette a strie, a cordicelle, a costo- 
loni, s’innalzano portando il capitello e la coppa del can- 
delabro con palmette, triangoli e segni geometrici, tutto a 
j trafori o a colpi di trapano. Da questo candelabro di ruvida 
yi forma a quello della basilica di San Paolo (fig. 788), vera 
Da. colonna onoraria del cristianesimo, e a quelli formati da vaghe 
sta Maria colonnette a spira, con musaici multicolori, variantisi come 
e fe vetri colorati in un caleidoscopio, la distanza è grande. I Co- 
VE: smati cercan riprodurre i candelabri esposti ex voto sulle scale 
RD | marmoree dei templi, o rischiaranti nelle grandi solennità 
SE i portici delle case patrizie. Dai templi pagani quei cande- 
a lena labri furono portati, quasi come trofeo, nelle chiese cri- 
I stiane: uno si vede a Sant'Agnese; due adornarono il mau- 
n soleo delle figlie di Costantino sulla via Nomentana, e ora si 
PS conservano al Museo Vaticano. La forma a spira dei can- 
i delabri cosmateschi ancora ritrae d’una forma consueta nei 
gprs. CP” 1 Notiamo qui come debbasi tener distinto Pietro Cavallini da Pietro Oderisi, che 
i fece il monumento di Clemente IV a Viterbo, il quale portava l’iscrizione citata dal 
Papebroch: PETRVS.ODERISI . SEPVLCRI . (sic) FECIT . HOC. OPVS. (Conatus 
tai chronico-historicus ad catalogum Romanorum Pontificum). 
MES Nel 1269 Pietro aveva compiuto a Londra la cappella di Edoardo il Confessore; tra 
il 1270 e il 1274 avrebbe potuto eseguire il monumento viterbese. Stefano, altro figlio di 
pn il Oderisio (Stefanum Oderisi Lapidicinum magistrum), compì nel 1250 un altare, il ciborio 
e il pavimento a San Niccolò de’ Prefetti in Roma, opere di cui è rimasto ricordo nel 
urUStà cod. vat. 8253, post. 2, foglio 395. 
Un altro Petrus Gusmati marmorarius de regione Viae Latae è ricordato in un do- 
cumento. (Vedi Mostra della città di Roma all'Esposizione di Torino nell’anno 1884). 
i sinistra 2 OTTE, Handbuch der Kirchlichen Kunst-Archiologie des Deutschen Mittelalters, 
n ati Leipzig, 1882-84.
	        
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