Full text: L' arte romanica (3)

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In Inghilterra, nella cattedrale di Westminster, trovansi 
due tombe cosmatesche: l’una, senz’iscrizione, creduta della 
figlia di Enrico III, quasi tutta spoglia de’ suoi ricchi orna- 
menti, come l’altra di Enrico III, costruita nel 1281 * per vo- 
lontà di Riccardo di Ware, abate di Westminster. 
Il mausoleo del cardinal Fieschi dei conti di Lavagna, a 
San Lorenzo fuori le Mura (fig. 790), può dirsi il tipo de’ mo- 
numenti cosmateschi funerarî: è sormontato da una specie di 
tiburio con colonnine sull’architrave, così come abbiamo ve- 
duto nei ciborî degli altari, nelle iconostasi, anche sulle cat- 
tedre: decorazione assai semplice, che dimostra la povertà 
inventiva dei Cosmati. Tale povertà è rivelata pure dal dover 
essi ricorrere, per deporre la salma del cardinale Fieschi, a 
un sarcofago antico, rappresentante nelle facce una scena 
nuziale, ove la pronuba Giunone mette le mani sulle spalle 
degli sposi e Imene agita la face; nel coperchio le divinità 
infernali fra i Dioscuri, e fra il Giorno sulla quadriga sor- 
gente dall’Oceano e la Notte che cade in basso nelle tenebre. 
Così all’Aracaeli, nel monumento di Luca e Antonio Sa- 
velli, in un altro sarcofago tolto a prestito dall’antico, e che 
servì per la potente famiglia romana, si vedono figure di fau- 
netti quasi nudi, di genietti sacri a Bacco, di simboli della 
religione dionisiaca. L’antico, non era più guardato con orrore, 
s’incastonava nel nuovo, come cammeo in un serto gemmeo 
e d’oro. La difficoltà de’ Cosmati a modellare la figura umana 
è evidente anche nelle poche sculture che restano con effigie 
di personaggi ideali o reali. L’altorilievo supposto di Nic- 
colò IV, a San Giovanni in Laterano (fig. 791), faceva parte 
di un gruppo votivo, ° in cui il papa si vedeva inginocchiato 
innanzi alle statue dei Santi Pietro e Paolo, le quali sono 
I Nella cattedrale di Westminster vi è anche il basamento d’un sacrario di Edoardo 
il Confessore, con l’iscrizione dell’anno 1269, dove parlasi di Petrus romanus ctuis; e il 
pavimento dell’altar maggiore di opus alexandrinum, con il nome dell’artefice Odericaus, 
padre del sopra detto, eseguito nel 1268. (Vedi SARTORIO, I marmorarî romani nella chiesa 
di Westminster Abbey, Roma, 1896). 
2 ROHAULT DE FLEURY, Le Latran au moyen ège, Paris, 1877, pag. 186.
	        
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