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e della chiave; ' e come divenisse ben più complicato in se-
guito può vedersi nella raccolta, veramente unica, del conte
Pace nel Museo artistico industriale in Roma.
Nei portalumi, nei portastendardi e nelle lanterne agli
angoli de’ palazzi i fabbri ferrai, specialmente toscani, esercita-
rono la loro arte. Si cita tra i lavori più antichi, anzi come tre-
centesco, il portabandiera di palazzo Grisoli a Siena (fig. 799);
e sotto la porta di San Niccolò si ammira la sola lanterna
rimasta tra quelle che la Repubblica fiorentina collocò alle
porte della città; e si esalta il leone rampante sull’albero
gigliato che domina Firenze dall’alto del palazzo della Signorìa
(fig. 800).
Un’altra industria de’ fabbri, quella di modellare a colpi
di martello il ferro per farne armature, poco si svolse nel
Trecento, chè, al dire dell’Angelucci, le armature di piastre
erano « proprie allora soltanto de’ principi e de’ gran signori,
meno rare quelle in parte di piastra, in parte di maglia,
comuni quelle di maglia... Ma le armature più comuni, tanto
per i signori, quanto per il popolo (a quei tempi tutti por-
tavano armi), erano le corazzine, dette anche brigantine...
Tra queste ve n’erano di ricchissime, ove l’arte del ricama-
tore, del gioielliere e dell’orafo faceva ammirabile mostra ».°
Milano, che nella fabbrica e commercio delle armi tenne il
campo in Italia, ebbe per tempo, come attesta Bonvesin
da Riva,î gran copia di magnani «i quali fabbricano quo-
tidianamente armature di qualsivoglia maniera, che i mer-
catanti distribuiscono poi in mirabile quantità per altre città
così vicine come lontane». Ai 15 di agosto 1391 Galeazzo
Visconti, signore di Milano, concedeva immunità e fami-
liarità a Simone de Currentibus /abbricatore di armature, e
quasi un mese prima la stessa concessione fu fatta da quel
1 Monrticono, op. cit., II, parte 1%, pag. 337 e seg.; II, parte 22, pag. 664.
2 ANGELO ANGELUCCI, L’arte nelle armi. Roma, 1886.
3 De magnalibus urbis Mediolani. Roma, 1898.