Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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dimensioni è dato supporre, a destra della prima, dovette & va 
avere riscontro con altra simile disposta a sinistra della Ma- IS 
donna, formando così tutte insieme un trittico marmoreo sul 
sepolcro di Giovanni di Gherardino Ammanati (71286). Come 
in altri monumenti sepolcrali della scuola pisana, sotto il 
coperto, nel fondo della parete, vedesi effigiata la Vergine 
che accoglie l’anima del defunto condotta da’ suoi santi pa- 
troni, così probabilmente si videro quei rilievi di. San Fran- 
cesco a Pistoia. * E potrebbe supporsi che del monumento 
disfatto facesse parte un angiolo esistente nella raccolta 
Lanckoronski a Vienna (fig. 43), il quale di certo dovette 
stendere le cortine della camera mortuaria, similmente ad 
altri angioli pei sepolcri contemporanei. 
Fra’ Guglielmo trovasi a Orvieto nel 1203.° Gli storici 
orvietani sdegnarono di ammettere per opera sua le scul- 
ture della facciata della loro cattedrale, perchè, come scrive 
il Fumi, «a tanto non arrivava fra’ Guglielmo, il quale così 
inferiore appare di fronte al maestro, come questi nella tomba 
di Bologna superò sè stesso ».' Ora, pure essendo per noi 
indiscutibile che l’arca bolognese è di fra’ Guglielmo, non 
1! A proposito dell’arca dell’Ammanati, ecco un frammento delle Historie ine- 
dite di P. Pandolfo Arfernoli, cronista pistoiese morto nel 1637 (Archivio del Capitolo 
de’ canonici di Pistoia, ms. C, 49, pag. 310-311): « ...Fu sepolto questo Giovanni 
[Ammanati] in quell’arca alzata da terra sopra alcune colonnette e l’arca e queste 
erano di bianchissimi marmi, con variate storie, che una parte delle quali è stata 
messa nella facciata della casa di Martio Buonaccorsi da San Pauolo » (Cfr. To- 
LOMEI, Guida, pag. 107). Il Tolomei dice tale storia rappresentare il beato Bona- 
ventura Bonaccorsi, e attribuisce la scultura ad Agostino ed Angiolo senesi. Il 
detto frammento tolto dopo il 1821 fu venduto a Londra. « Nelle quali storiette 
era scolpito da maestra mano la {vita di S.° Martino, opera molto ricca e di 
grande spesa e degna di un tanto huomo; la qual seppoltura mi ricordo haverla 
viduta ne mia primi anni [degli ultimi cioè del 1500] che era a lato alla chiesa 
[di San Francesco] su la cantonata, dinanzi la faccia di verso la strada del Corso 
[ora Corso Vittorio Emanuele], dove adesso è piantata la croce. A mio tempo per un 
terribilissimo vento fu gettata a terra come si può ancora vedere per un pezzo i 
di quell’istesso marmo posto appunto dove era situato detto sepolcro, nel quale e var 
è intagliata l’arma antica di detti Ammanati, posta lì per memoria » (Comunica- quell’ 
zione gentile del dott. Peleo Bacci, ispettore dei monumenti di Pistoia). 
2 P. DELLA VALLE, Storia del duomo di Orvieto, Roma, Lazzarini, 1781. partec 
3 LuIGI Fumr, Il duomo di Orvieto e i suoi restauri, Roma, 1891. in qi 
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