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s'era addestrato all’arte nella bottega di N icola, quando
questi nel 1265 si obbligò di condurlo seco a lavorare nel
pergamo del duomo di Siena, insieme con Lapo, altro suo
scolare. *
Compiuto il lavoro del pergamo, forse Arnolfo mosse
verso Roma, ove si trova nel 1277 al servizio di re Carlo
ex . * .
d'Angiò. Come abbiamo già detto, discorrendo della fonte
di Perugia, Arnolfo, chiamato da fra’ Bevignate a quella
città, perchè si applicasse al lavoro della fonte medesima,
SANI go si res zio , ;
dichiarò d’aver mestieri di licenza di re Carlo o del suo vi-
cario Ugone. Ma non è noto a quali lavori accudisse in Roma,
al servizio dell’Angioino, intorno a quell’anno. Anche nel 1281,
occorrendo l’opera sua a Perugia, fu mandato per lui a Roma,
dove lascia, prima testimonianza dell’arte sua, il ciborio di
San Paolo fuori le mura, compiuto nel 1285, ed eseguito
per ordine dell’abbate Bartolommeo,* come attesta l’iscri-
zione del ciborio medesimo:
xa ANNO MILLENO-CENTVM BIS | ET OCTVAGENO-QVINTO
SVMME D(EVS) Q(VOD) HIC ABBAS BARTHOLOIMEVS OPVS
FIERI SIBI | TV DIGNARE MERERI.
Da una parte della faccia anteriore del ciborio si legge:
HOC OPVS | FECIT ARNVLFVS; dall’altra: CVM SOCIO PETRO.
! Un documento pubblicato dal MILANESI (Documenti, I, pag. 149, nota 9) riporta
l’intimazione fatta da fra’ Melano a maestro Niccolò, perchè facesse venire im-
mediatamente a Siena a lavorare con lui Arnolfo suo discepolo, come aveva pro-
messo. Il documento è in data CCLXVI, indictione VIIIT, die V idus maii, cioè
dell’rr di maggio 1266. Questo documento, a prima vista, sembra non concor-
dare con l’altro del 29 settembre 1266, recante la convenzione di fra’ Melano
con Nicola di Pietro d’Apulia per il lavoro del pergamo senese. In esso, maestro
| Nicola si obbligava di condurre a Siena, prima delle prossime calende di marzo,
: i suoi discepoli Arnolfo e Lapo. Le due date sarebbero in contraddizione tra loro,
poichè la protesta precederebbe la promessa. Ma la contraddizione si spiega assai
facilmente. Il secondo atto fu stipulato in Pisa, e secondo il computo pisano, che
precedeva di nove mesi e sei giorni il computo comune, mentre la protesta di
mo da Pisa fra’ Melano fu s.ritta in Siena, secondo il cemputo senese, che come quello
fiorentino posticipava di due mesi e venticinque giorni il computo comune. Vale
a dire che il 25 di marzo, giorno in cui tanto Siena quanto Pisa rinnovavano
l’anno, in Pisa si disse 1266, quando in Siena si disse 1265.
2 MorgEscHI, Descrizione del tabernacolo che orna la confessione della basilica
di San Paolo sulla via Ostiense. Roma. Anuli. 1840.
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