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Vergine in trono, sotto il timpano della porta maggiore.
Nè Arnolfo, nè Giovanni Pisano ebbero parte alcuna nel-
l’opera monumentale.
Il primo periodo dell’attività di Arnolfo di Cambio a Roma
e dintorni va da un tempo anteriore al 1277 sino al 1294
circa: finora tre monumenti, il sepolcro del cardinale di
Braye a Orvieto (1283), il ciborio di San Paolo fuori le mura
(1285) e l’altro di Santa Cecilia (1293) rappresentano i punti
noti e fissi dell’attività del maestro. Ad essi possiamo unire
altre opere di Arnolfo, e cioè il mausoleo di Adriano V, nella
chiesa di San Francesco a Viterbo, la statua di Carlo I
d'Angiò, nel palazzo dei Conservatori in Campidoglio, il
San Pietro in bronzo, nella basilica Vaticana, i resti della cap-
pella del Presepe, in Santa Maria Maggiore in Roma, alcuni
frammenti di opere eseguite per i Savelli in Santa Maria
d’Aracoeli e per la tomba di Onorio IV, infine per il sacello
di San Bonifacio in San Pietro.
Il primo monumento sepolcrale eseguito da Arnolfo è
per noi, senza dubbio, quello di papa Adriano V (4 1276) in
San Francesco di Viterbo (fig. 72). Sopra un gradino, in gran
parte rifatto, sta un alto basamento ornato di formelle a mu-
saico; su questo, il sarcofago visto dietro colonnine tortili, e
a riquadri di porfido e serpentino, listati di musaico con tes-
Sere d’oro.
Giace sulla cassa marmorea rilucente d’oro la figura del
pontefice, alquanto inclinata per essere veduta dallo spet-
tatore, così come stanno le figure dei defunti sulle arche
etrusche; ma essa doveva essere spinta più addentro tra le
due ali del coperchio della cassa. Ha sul capo la tiara senza
il pennacchio che doveva terminarla, limitata sulla fronte
da un cerchio dorato con castoni di gemme a rombi e a
quadrilobi, con trafori come nella corona della statua capi-
tolina di Carlo I d’Angiò. Finissima è la modellatura della