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La statua in bronzo è ricordata, per la prima volta, da il
Maffeo Vegio (1406-1457), canonico di San Pietro e datario Oa
di Martino V, che la indicò in uno dei quattro monasteri ten
della basilica Vaticana, cioè in quello di San Martino: « dexte- tor:
rae parti absidae Sancti Petri contiguum paene fuit ».° Nel- nel
l’oratorio del monastero accorrevano i fedeli, < maximague Vas
in eo posita erat imago aenea Sancti Petri; quo diruto, ad nel
aliud oratorium, intra ecclesiam Sanctorum Processi et Mar- Sor
tiniani, et eo etiam disiecto, sub organo modo transportata est».
Discorriamo ora di un’altra opera ignota di Arnolfo. sec
Nella basilica di Santa Maria Maggiore, nota anche sotto chi
! ONUPHRI PANVINII De rebus antiquis memorabilibus, et praestantia Basilicae Sal
Sancti Petri Apostolorum Principis in Mar, Spicilegium romanum, i. IX, Romae, ma
1843, pag. 249. da
Il P. GrIsAr, negli Analecia Romana, fa una dimostrazione contraria alle a
opinioni del Didron e del Wickhoff sul carattere medioevale della statua, ma Ser
guardando all’ingrosso le questioni sollevate dal Wickhoff, e mostrando di non dal
conoscere addentro l’arte di Arnolfo. Egli dà una prova di questo, a proposito
delle statue dell’oratorium Praesepis a Santa Maria Maggiore, opera insigne di me
Arnolfo, da lui giudicata « un mediocre lavoro del secolo xiv o xIlI ». Gli argo- LOS
menti usati contro l’origine medioevale della statua sono i seguenti: la mancanza
di ornamenti nella statua, la grande sobrietà e quasi povertà delle forme orna- que
mentali, quali non si trovano ne’ monumenti medioevali, in ispecie de’ secoli xIII ic
i i i ; o e 5
e xIV (può rispondersi che l’arte di Nicola d’Apulia, ispirata all’antico, ebbe tem-
peranza nella decorazione); la mancanza d’ogni segno dell’autore nella statua, la «
contrariamente all’uso dei maestri medioevali e d’Arnolfo che misero il proprio caf
nome sulle opere (può rispondersi che l’uso non è il più delle volte osservato nel pui
secolo xI1II, che del resto la statua di San Pietro ora manca della cattedra antica LI
e d’altre parti, dove avrebbe potuto essere il nome dell’ autore); la mancanza ad
della grande tonsura in San Pietro (può osservarsi che manca la tonsura anche fec
al San Pietro arnolfiano di San Paolo fuori le mura; che lo studio dell’antico non
permetteva di dare a San Pietro una corona di capelli. Nelle Grotte Vaticane vi
è una statua di San Pietro, del principio del secolo xv, mancante di tonsura; a si
San Giovanni Laterano c’è un’altra statua di San Pietro, della fine del sec, xI1II,
pure senza tonsura; nell’altare del ciborio di San Giovanni Laterano e sul ciborio Sa
stesso altre due statue di San Pietro intonsurate. Dunque non è assoluta, come Fc
vogliono il GrISAR e il DertzeEL [Christliche Trkonographie, 1894-1896], la legge ico-
nografica della tonsura dell'Apcstolo a Roma nel medio evo). Nota anche il Grisar =
la mancanza di corrispondenza con la vera icona vaticana di San Pietro, posseduta
nella basilica Vaticana alla fine del secolo xt1r, di tipo greco, di origine probabil- port
mente slava (non è detto che mancassero altre imagini latine di San Pietro, e del 11
resto l’arte di Arnolto, nelle figure di Santi, tende sempre ad adattarle alle forme
classiche). Infine lA. nota l’antichità del tipo di San Pietro, quale nel medio evo
non era più in uso (tale presunta antichità deriva dall’adattamento del tipo alle da
forme classiche). Ma