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menti». Uno de’ due è appunto quello dove si vede, sul-
l’arca della madre sua, la figura del pontefice Onorio, assai
guasta, ma con caratteri arnolfiani, e scolpito, secondo P. Da-
niele Papebrochio, l’anno 1288;* l’altro rimpetto, composto |
di diversi frammenti, serba, in una nicchietta, una piccola
Madonna col Bambino, pure con caratteri proprî del sommo
scultore. E che questi lavorasse per i Savelli potrebbesi anche
supporre osservando all’esterno della basilica, al sommo di
una lesena, uno stemma di quella potentissima famiglia, sor-
retto da una testa studiata dall’antico, come solo Arnolfo
sapeva a’ suoi tempi. i.
I ciborî di San Paolo fuori le mura e di Santa Cecilia, lè
come la sepoltura di Onorio IV, servirono d’esempio ai Sti
Cosmati. Due altri ciborî, quello di Santa Maria in Cosmedin tic
e l’altro di San Giovanni Laterano, foggiati sugli esemplari di
di Arnolfo, sono opera di maestro Deodato, che si arrese de
alla forma importata in Roma, attenendosi nel primo proba-
bilmente a un disegno assai semplice di Pietro Cavallini; * de:
gareggiando nel secondo con la ricchezza decorativa dei due fas
ciborî di San Paolo e di Santa Cecilia. Nella navata a destra tos
di San Giovanni Laterano vedesi in una nicchia, sul fondo fig
a stelle dorate, San Giovanni che presenta un vescovo offe- chi
rente al Redentore il ciborio alto e stretto, con cuspidi late- la
rali, ed una nel mezzo altissima, dietro al timpano anteriore. SÌ
Quella figura ci dà modo di ricostruire idealmente il ciborio ant
più volte rifatto. Sulla trabeazione, in luogo delle pitture che nel
oggi si vedono, erano lastre marmoree con archi gotici binati isp:
e lobati entro uno maggiore, tutte lucenti di stelle d’oro a rud
musaico. Tali lastre si scorgono nella navata destra e nel A
chiostro della basilica, insieme con quella già citata, che do- a
veva vedersi sulla faccia anteriore. a nicchia, col vescovo
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1 PAPEBROCHIO, op. e loc. cit.
2 Egli scrive: « Anno MCCLXXXVIII sculpta et jussu Pauli III ad basilicanr volta
Aracoeli translata »; P. DanrgenLro, loc. cit. i car
3 Vedi vol. III, pag. 888.
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