Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

così monumentale. La Madonna d’Orsammichele, già nel taber- 
nacolo dell’Arte dei medici, l’altra di Lorenzo di Giovanntî 
d’Ambrogio, sul timpano della porta de’ Canonici nel duomo. 
di Firenze, bastano a dimostrare il contrasto tra l’arte clas- 
sica della scuola di Nicola d’Apulia e quella elegante, raffi- 
nata, goticizzante dei contemporanei di Nicola d’Arezzo.' IL 
Bambino benedicente, coperto dal pallio, si ritrova appunto. 
in un periodo prossimo all’arte derivata direttamente da 
Nicola d’Apulia, esempio il Divin Fanciullo di un povero. 
scalpellino, Paolo di m° Giovanni, in un Madonnone coi 
Santi Pietro e Paolo (fig. 96, 97, 98) eseguito per la porta 
Romana di Firenze, nel 1328. 
Contemporaneamente Arnolfo dovette pensare a eseguire: 
la statua del pontefice Bonifacio VIII (fig. 99), che inaugurò 
la cattedrale di Santa Reparata per mandato a Pietro Vale- 
riano da Piperno, da lui creato cardinale. Secondo l’uso già 
invalso di collocare nelle cattedrali le statue dei Pontefici che: 
le avevano fondate, si volle eretta la statua di Bonifacio VIII 
che il Vasari assegna ad Andrea Pisano. Ma Arnolfo non 
la eseguì di sua mano, scorgendosi nel simulacro di mate- 
riale fattura quella di un imitatore del maestro : grossi sono 
i lineamenti della testa, il collo mal modellato e piantato, 
le pieghe del piviale come costole, alcuni addentramenti delle 
pieghe stesse come lunghi punti ammirativi rovesciati, schiac- 
ciata la manica destra: tutto schematico. Sembra che lo scul- 
tore si sia servito del disegno già tracciato per una pietra 
tombale, o per la figura supina del Pontefice sul sepolcro, 
tanto è rigida la figura e stilizzato il paludamento. In ogni 
1 Nel Catalogo del Museo dell’Opera del Duomo (Firenze, 1904) la Madonna 
viene attribuita addirittura a Niccolò di Pietro Lamberti; e l’attribuzione viene 
dimostrata da un documento dell’Arch. dell’opera del Duomo, relativo al paga» 
mento fatto a Niccolò di Pietro per una Madonna col Bambino. Basta confron- 
tare tutta l’opera di Niccolò Lamberti con la Madonna da noi assegnata ad 
Arnolfo, per accorgerci che il documento suddetto, con la data 11 luglio 1396» 
non può riferirsi a questa. 
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