Contents: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

pera- ni 
keine Mentre era a Pisa, Tino di Camaino dovette eseguire 
opere parecchie Madonne, che rimasero tipiche per gli scultori 
E ini pisani. Una è a Torino, nel Museo civico (fig. 183), prove- 
capo- niente dalla collezione del marchese d’Azeglio, con un’iscri- 
a ole zione in parte indecifrabile, ove sembra che si debba leggere 
o per tuttavia il nome di Tino; e questa servì di modello a un’altra 
del Museo di Berlino (fig. 184 e 185), dov’era ascritta a Gio- 
vanni Pisano, e ad una terza, rifatta nel capo, che si trova 
a Monaco presso l’antiquario Bòhler (fig. 186). Dalle botteghe 
degli scultori pisani si sparsero da per tutto i gruppi di quelle 
Madonne col Bambino, e sì riposero sugli altari, si custodi- 
rono nelle case, ov’entrarono col corredo nuziale delle don- 
zelle. L’atteggiamento di quelle Madonne, che sollevano il 
manto con la destra e guardano il divino Bambino, e il modo 
con cui questi poggia una mano sul petto della Madre, sono 
| studiati sui modelli di Giovanni Pisano. 
| Anche la Madonna nel tabernacolo gotico della facciata 
di San Michele in Borgo, a Pisa (fig. 187), corrisponde all’in- 
circa a quelle imagini, e non appartiene a Fra’ Guglielmo cui 
fu attribuita, bensì a un seguace di Tino, contorto e quasi 
cadente: il Bambino, male adagiato sul braccio materno, ha 
il braccio destro come slogato. Un’altra Madonna che ricorda 
specialmente i maestri, seguaci di Tino anch’essi, i quali ese- 
guirono il monumento di Arrigo VII, è quella che si vede 
policromica nel fianco a sinistra su una porta minore del 
Duomo di Pisa. Altre Madonne e Madonnine si potrebbero 
riale, citare inviate da Pisa per ogni dove: certo se ne faceva com- 
$ gue mercio, come oggi si usa per gli alabastri. Una in un meda- 
glione si vede nel Museo di Empoli (fig. 188), derivata da 
una giovanile di Giovanni Pisano. Altre, con piegoni ad arco, 
ideale, Lj 
RENTA, 1 Il SAUERLANDT (op. cit:) pubblicò bene la iscrizione: solo in un luogo leg- 
;olée de gesi SE invece di SC. Ma val lo stesso, chè l'iscrizione fu eseguita da un igno- 
Maria rante di latino. Era in due versi: del primo si capisce + VIRGINIS: AT |TINO 
UPINO, FECI|T, OH QVAM CERNIS|IMAGHO. Del secondo: QVAM GENVERE |... 
1. 1895. PATEROQ[4e] MAGISI{]RO. Convien leggere PATERQVE e non PATER QVAM, 
poichè il verso cadrebbe. Non si riesce a indovinare il resto. 
VENTURI, Storia dell’ Arte italiana, IV. 
17
	        
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