pera- ni
keine Mentre era a Pisa, Tino di Camaino dovette eseguire
opere parecchie Madonne, che rimasero tipiche per gli scultori
E ini pisani. Una è a Torino, nel Museo civico (fig. 183), prove-
capo- niente dalla collezione del marchese d’Azeglio, con un’iscri-
a ole zione in parte indecifrabile, ove sembra che si debba leggere
o per tuttavia il nome di Tino; e questa servì di modello a un’altra
del Museo di Berlino (fig. 184 e 185), dov’era ascritta a Gio-
vanni Pisano, e ad una terza, rifatta nel capo, che si trova
a Monaco presso l’antiquario Bòhler (fig. 186). Dalle botteghe
degli scultori pisani si sparsero da per tutto i gruppi di quelle
Madonne col Bambino, e sì riposero sugli altari, si custodi-
rono nelle case, ov’entrarono col corredo nuziale delle don-
zelle. L’atteggiamento di quelle Madonne, che sollevano il
manto con la destra e guardano il divino Bambino, e il modo
con cui questi poggia una mano sul petto della Madre, sono
| studiati sui modelli di Giovanni Pisano.
| Anche la Madonna nel tabernacolo gotico della facciata
di San Michele in Borgo, a Pisa (fig. 187), corrisponde all’in-
circa a quelle imagini, e non appartiene a Fra’ Guglielmo cui
fu attribuita, bensì a un seguace di Tino, contorto e quasi
cadente: il Bambino, male adagiato sul braccio materno, ha
il braccio destro come slogato. Un’altra Madonna che ricorda
specialmente i maestri, seguaci di Tino anch’essi, i quali ese-
guirono il monumento di Arrigo VII, è quella che si vede
policromica nel fianco a sinistra su una porta minore del
Duomo di Pisa. Altre Madonne e Madonnine si potrebbero
riale, citare inviate da Pisa per ogni dove: certo se ne faceva com-
$ gue mercio, come oggi si usa per gli alabastri. Una in un meda-
glione si vede nel Museo di Empoli (fig. 188), derivata da
una giovanile di Giovanni Pisano. Altre, con piegoni ad arco,
ideale, Lj
RENTA, 1 Il SAUERLANDT (op. cit:) pubblicò bene la iscrizione: solo in un luogo leg-
;olée de gesi SE invece di SC. Ma val lo stesso, chè l'iscrizione fu eseguita da un igno-
Maria rante di latino. Era in due versi: del primo si capisce + VIRGINIS: AT |TINO
UPINO, FECI|T, OH QVAM CERNIS|IMAGHO. Del secondo: QVAM GENVERE |...
1. 1895. PATEROQ[4e] MAGISI{]RO. Convien leggere PATERQVE e non PATER QVAM,
poichè il verso cadrebbe. Non si riesce a indovinare il resto.
VENTURI, Storia dell’ Arte italiana, IV.
17