Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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senese. Egli continuò a collocare i suoi cenotafi su mensole, 
ma dall’una all’altra vi fece girare arcate, trilobate in quello 
dell’Aliotti, semplici e a pieno centro nell’altro del vescovo 
Orso (fig. 195). Rialzò su dadi o su leoni i sarcofagi, e questi 
adornò di bassorilievi con rappresentazioni sacre. 
Semplificò poi la parte superiore, vi tolse quella sovrap- 
posizione di piani, quella complessità di forme architetto- 
niche da altri usate nel costruire mausolei, e, inscrivendo 
nel monumento dell’Aliotti, nell’arco dell’edicola, due archi 
trilobati pensili, tolse il vuoto dal fondo del sarcofago alla 
volta. Nel monumento del vescovo Antonio d’Orso poi, se- 
guendo le prescrizioni dell’esecutore testamentario Francesco 
da Barberino, il poeta de’ Documenti d’ Amore, egli collocò 
sul sarcofago la figura dormente del prelato, con le braccia 
conserte, con la testa ripiegata sull’omero destro. Sul fronte 
della cassa che riposa su leoni, vi è una scena nobilmente 
segnata, e cioè Dio in trono assistito dagli Apostoli e da 
Santi in atto di ricevere il vescovo condottogli dalle sette Virtù. 
Nei pennacchi degli archi che reggono il monumento, Tino 
di Camaino divenne oscuro per obbedire ai consigli del 
letterato Francesco da Barberino, che gli dette a modello 
una miniatura illustrativa d’una sua chiosa ai Documenti 
d'Amore, * la quale all’incirca così suona: Mors è nel mezzo 
della miniatura, con quattro facce, tre delle quali visibili, irta 
di peli, co’ piedi ad artigli di leone afferrati a un drago: 
scaglia senza faretra sei frecce con le quattro mani, a segno 
che da ogni parte sa colpire. Alla sua destra è gente morta 
o destinata a morte, e alla sinistra altra gente implorante 
difesa da Dio, che offre la vita eterna ai fedeli. 
Tino di Camaino corresse però la astrusa rappresenta- 
zione, togliendo particolari complicati, inutili, non proprìî delle 
arti figurative. Si attenne alquanto al modello nella rappre- 
sentazione della Morte. cui dette però due balestre; e a sinistra 
I Fr. EGcIpr, Le miniature del codice dei « Documenti d'Amore », ne LL’ Arte, 
aino marzo-aprile 1902. E cfr. Gio. Poccr nella Rassegna Nazionale, Firenze, 1903.
	        
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