Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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Questi mausolei e gli altri di Tino rimasero tipici per i 
maestri napoletani; e se ne può vedere l’imitazione, nel fre- 
quente alternarsi di marmi bianchi e neri, o nell’oscuramento 
de’ fondi, sui quali spiccano i bassorilievi come bianchi camei 
su pietra di paragone. Il metodo tutto fiorentino delle fascie 
di marmo bianco e di verde di Prato viene pure adoperato. 
nell’arte napoletana sino al Quattrocento; e così fu mante- 
nuta l’architettura de’ sepolcri toscani, nella distribuzione delle 
figure e degli ornamenti. 
Sui modelli lasciati a Napoli da Tino e da’ suoi seguaci, 
s’andò formando la scuola napoletana, che si determina in 
moltissime sculture del Trecento, ad esempio in quelle del pul- 
pito di Santa Chiara (fig. 224), non ispregevoli, che imitano i 
bassorilievi di Santa Caterina, e nelle altre di tanti sarcofagi, 
i quali in genere nella faccia anteriore hanno tre cerchi tan- 
genti o uniti da cerchietti, con figure d’angioli, di santi, o di 
Cristo tra Maria e Giovanni. Fra i maestri napoletani che si 
provarono a riprodurre le forme di Tino di Camaino e di Gio- 
vanni e Pacio, uno eseguì in Santa Chiara, a fianco della 
sepoltura di re Roberto, quella di Maria di Durazzo, figlia di 
Carlo Illustre, morta nel 1366 (figo. 225 e 226). Il Perkins, 
sulla scorta fallace del De Dominici, disse quella tomba ese- 
guita da Masuccio: opinione oggi non più seguìîta da alcuno, 
tante sono le favole vendute dal De Dominici a onore e gloria 
dell’arte napoletana. Però non si può dire che il monumento 
fosse condotto «da uno di quegli artefici fiorentini seguacî 
dei Pisani, attirati in Napoli dal fasto della Corte angioina »,' 
Chiara, tutto coperto in tempi barocchi. Sull’altare stavano le statuette degli Apo- 
stoli, quattro delle quali si veggono nel convento presso la chiesa. Così il pulpito 
proveniente da San Lorenzo, ora nel Museo nazionale di San Martino, poteva essere 
opera loro. Fu rifatto nel ’400 da un fine maestro toscano. Ricordiamo infine che 
nel giardino del convento suddetto sono otto figure della maniera di Tino già reg- 
genti un monumento funebre (v. figura a pag. 237 del libro di P. BENEDETTO 
SpILA, Un monumento di Sancia in Napoli, opera illustrata con rilievi e dise- 
gni originali del Bernich, Napoli, 1901), e che sulla porta che mette nel cortile di 
Santa Chiara stanno un Gentiluomo con un falco e una Regina con un cagnolino, 
opera di Giovanni e Pacio. 
1 FRASCHETTI, op. cit. 
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